pp.680 rilegato 18x25 illustrato b/n
La ristampa del volume di Antonio Lucarelli su `La Puglia nella Rivoluzione napoletana del 1799" ripropone al pubblico un`opera da tempo irreperibile, classica nel suo genere, originale nell`impostazione. Si tratta del secondo tomo dell`opera su "La Puglia nel Risorgimento", apparsa a Bari nel 1934 e non più ristampata. La ricchezza della documentazione, la profondità dell`indagine, l`acume interpretativo, ne fanno lo scritto migliore e compiuto dello storico e meridionalista pugliese. Gli altri, dedicati al movimento riformatore delle origini e, successivamente, vaniente, agli sviluppi della Restaurazione e dei Moti del 1820-21, pur basati su una notevole letteratura di testi e cronache coeve, non raggiungono, per compiutezza di disegno storico ed interpretativo, la profondità e l`originalità del secondo. Lucarelli ha colto il senso complessivo della tragedia del 1799 in Puglia, il significato di rottura nei confronti di una storia millenaria di violenze e soprusi, ma anche l`occasione storica smarrita per una fuoruscita dai condizionamenti del passato. La conoscenza diretta delle fonti, l`analisi dei cruenti fatti del `99, la rovina economica e finanziaria del territorio, l`abbrutimento dei valori morali, tutto aveva contribuito a rinforzare la sua convinzione che quei moti, lungi dal portare quella ventata di aria fresca che tutti si attendevano,finíranno con l`essere forieri di lutti e rovine, assassini e bestialità, repressioni e violenze inaudite. In quell`antro fa tale si consumava il dramma dell`isolamento degli intellettuali riformatori cresciuti a Napoli alla scuola di Vico e Genovesi, la loro difficoltà a parlare al popolo di problemi concreti, i contrasti interni nel modo di concepire una riforma legislativa che colpisse alla base privilegi e arroganza del potere baronale. Nel Mezzogiorno, come in Puglia, la nascita di una classe dirigente in grado di amministrare con realismo ed efficienza una struttura politica resistente ai cambianienti istituzionali è stata contrastata dall`esistenza di dislivelli etici e civili tra una borghesia intellettuale, pronta a recepire le novità, e un mondo contadino da secoli abituato a vedere e a subire angherie e soprusi in tutte le direzioni. La campagna meridionale, ricca di potenzialità naturali mai ben sfruttate, finisce con l`essere laboratorio di superstizione e creduloneria, facile esca per un potere che si presentasse con i crismi della Chiesa e della Santa Fede. Si tratta di uno dei nodi fondamentalí della questione ineridionale analizzati, con originalità di taglio interpretativo, dallo storico pugliese. Nei suoi scritti (articoli, saggi, interventi, rievocazioni, volumi) i problemi del Mezzogiorno assumono una rilevanza di forte modernità storiografica, che rifugge dalla spicciola ed esorbitante erudizione per affrontare le questioni di fondo del mancato sviluppo di quelle regioni (brigantaggio, difficile unificazione del Paese, corruzione della classe politica, problema del Mediterraneo e centralità geo-strategica della Puglia, tradizione socialista a partire da Cafiero, gruppi intellettuali aperti alla riforma). Antonio Lucarelli è uno storico della Puglia, del Mezzogiorno, della questione meridionale, di grande spessore morale e scientifico. l`auspicio è che di lui si ricominci a parlare con l`attenzione che merita un intellettuale meridionale estraneo alle alchimie della cultura bigotta ed ermafrodita.