L'anima e la terra nel Mezzogiorno moderno

Poli Giuseppe
Dello stesso autore
Editore/Produttore: PROGEDIT
EAN: 9788861940307



pp.192, brossura

 Quando lavorare significava guadagnarsi il paradiso. 

Lavorare in questa vita per guadagnare il cielo, nel passato, rappresentava l’impegno e l’aspirazione suprema della maggior parte della popolazione. L’esistenza era scandita dalle preghiere e dalle stagioni che regolavano l’orario di lavoro. Alla soddisfazione dei bisogni primari imposti dalle esigenze biologiche si associava quella di alleviare la salute dell’anima nell’aldilà. 

Per non farsi trovare impreparati all’appuntamento finale, occorreva predisporre le opportune assicurazioni per ingraziarsi il favore divino, soprattutto se la condotta terrena non era stata irreprensibile. La vita quotidiana era avvolta da una insopprimibile patina di malinconia e trascorreva in un grigiore ripetitivo. La consapevolezza della sua transitorietà trovava conforto nell’immortalità dell’anima. Di conseguenza, bisognava adoperarsi per alleviare le pene da scontare in purgatorio. Il lavoro, dal quale trarre un minimo di risorse da investire nelle messe di suffragio, per i meno abbienti, e i beni materiali per i più fortunati, diventava, quindi, il mezzo per attenuare i patimenti futuri nell’altra vita. 

Se gli strati più modesti della popolazione trovavano una giustificazione evangelica alla propria precarietà economica e subalternità sociale, i ceti abbienti miravano a emendarsi dai peccati utilizzando le loro maggiori disponibilità patrimoniali, le stesse che avevano contribuito alle cadute terrene per le quali temevano il castigo divino. 

 

L'autore

Giuseppe Poli è docente di Storia moderna presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bari. Fa parte della redazione di «Risorgimento e Mezzogiorno» e del comitato scientifico della «Rassegna Storica Lucana». È autore di numerosi contributi sulla società e sull’economia meridionale durante l’Età moderna. Tra i suoi lavori più recenti si segnalano, per i nostri tipi, “Città contadine. La Puglia dell’olio e del grano in età moderna” (2004) e, per Cacucci, la cura del volume “Le inchieste europee sui beni ecclesiastici Confronti regionali secc. XVI-XIX” (2005). 

 

Condividi
€ 16,00
increase decrease
Disponibilità: NON DISPONIBILE (da ordinare, reperibile in 1 settimana)

pp.192, brossura

 Quando lavorare significava guadagnarsi il paradiso. 

Lavorare in questa vita per guadagnare il cielo, nel passato, rappresentava l’impegno e l’aspirazione suprema della maggior parte della popolazione. L’esistenza era scandita dalle preghiere e dalle stagioni che regolavano l’orario di lavoro. Alla soddisfazione dei bisogni primari imposti dalle esigenze biologiche si associava quella di alleviare la salute dell’anima nell’aldilà. 

Per non farsi trovare impreparati all’appuntamento finale, occorreva predisporre le opportune assicurazioni per ingraziarsi il favore divino, soprattutto se la condotta terrena non era stata irreprensibile. La vita quotidiana era avvolta da una insopprimibile patina di malinconia e trascorreva in un grigiore ripetitivo. La consapevolezza della sua transitorietà trovava conforto nell’immortalità dell’anima. Di conseguenza, bisognava adoperarsi per alleviare le pene da scontare in purgatorio. Il lavoro, dal quale trarre un minimo di risorse da investire nelle messe di suffragio, per i meno abbienti, e i beni materiali per i più fortunati, diventava, quindi, il mezzo per attenuare i patimenti futuri nell’altra vita. 

Se gli strati più modesti della popolazione trovavano una giustificazione evangelica alla propria precarietà economica e subalternità sociale, i ceti abbienti miravano a emendarsi dai peccati utilizzando le loro maggiori disponibilità patrimoniali, le stesse che avevano contribuito alle cadute terrene per le quali temevano il castigo divino. 

 

L'autore

Giuseppe Poli è docente di Storia moderna presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bari. Fa parte della redazione di «Risorgimento e Mezzogiorno» e del comitato scientifico della «Rassegna Storica Lucana». È autore di numerosi contributi sulla società e sull’economia meridionale durante l’Età moderna. Tra i suoi lavori più recenti si segnalano, per i nostri tipi, “Città contadine. La Puglia dell’olio e del grano in età moderna” (2004) e, per Cacucci, la cura del volume “Le inchieste europee sui beni ecclesiastici Confronti regionali secc. XVI-XIX” (2005). 

 
Dettagli
DatiDescrizione
EAN9788861940307
AutorePoli Giuseppe
EditorePROGEDIT
Data pubblicazione2008
CategoriaSaggistica
Pagine177
Solo gli utenti registrati possono scrivere recensioni