pp.356, rilegato 33x25 - Il rispetto per la Natura, l’ammirazione del paesaggio, la passione per la fotografia (scrigno di emozioni), lo stupore originato dalla contemplazione della Bellezza della pietra, in tutte le sue forme, una ricerca panica di immedesimazione con gli elementi naturali: sono queste le motivazioni che hanno dato origine ad una pubblicazione diversa da tante altre sul tema dell’architettura rurale. Questo lavoro, forma ed espressione del mio sentire, è la storia di un amore intrecciato, da oltre cinquanta anni, con questo territorio: mezzo secolo di escursioni, vagabondaggi, osservazioni, fotografie, riflessioni, schizzi e disegni, visite guidate, diatapes, articoli su giornali e riviste specializzate, conferenze, quadri, sculture. Alla continua ricerca di un contatto fisico con la pietra, anima della civiltà, per carpirne il mistero, la sua essenza; con la roccia, fredda e levigata sotto le mani; con i trulli abbandonati, nel tentativo di immaginarne la presenza umana. Il paesaggio agrario della Murgia è un immenso deposito di sofferenze e dolori, lacrime e sudore, bestemmie e preghiere, fatiche sovrumane. Migliaia di scatti, per selezionarne solo poche centinaia! Ho visto, scoperto, magnifici complessi di trulli (Ortolini, Chiocciomamma, Traversa) abbandonati o ricoperti da un’edera prepotente, invasiva; masserie monumentali (Chirulli, Nigri, Pilozzo, Falcecchia, Menzano, Mita, Monache, Tuttulmo, Caruccello) ricche di pagliai e cappelle, abbeveratoi e jazzi, stalle, residenze padronali. Tutte invase dal silenzio. Desolatamente vuote, deserte. Ripudiate. Non più amate. Ma ho visto, anche, masserie (Croce grande, Parco di Mottola, Selvaggi, Piccoli, Caruccio, Tagliente, Luco, Mangiato, Motolese, Fischetti, Conserva grande, Cavaruzzo, Carosito, Le Voccole) ancora ben conservate, curate, rispettate. Per quanto tempo ancora? In questo paesaggio agrario, costruito dall’uomo, si accavallano e fondono storia e geografia, economia e antropologia, antica toponomastica, problemi sociali