pp.304, brossura
L’opera storico-letteraria “ARTHAS IL GRANDE”, dal sottotitolo “l’Hetairia I Leoni di Messapia”, è un’epopea monografica che ha lo scopo di divulgare la figura storica del più grande dinasta messapico, autorevolmente citato dalle fonti classiche per il suo imponente ruolo politico e diplomatico, svolto come massimo esponente nobiliare della Messapia ed illustre rappresentante delle genti sallentine, in stretto rapporto con l’Atene imperiale della seconda metà del V sec. a. C., e per la sua esemplare xenophilia, che gli fecero meritare gli appellativi di megas kaì lampròs (grande e luminoso).
La narrazione, esito di un’appassionata indagine letteraria ed epigrafica, è introdotta dal Prof. Lorenzo Braccesi, accademico ricercatore di Storia Antica presso l’Università di Padova, e commentata in postfazione dal Prof. Franco Frivoli, dotto letterato salentino. Essa consta di circa trecento pagine, articolate in ventitré capitoli ed arricchite da una completa toponomastica, da schede esplicative che facilitano la comprensione dei ruoli svolti dai personaggi principali, da una cronologia degli eventi storici, una legenda tematica e uno schema planimetrico della Messapia di fine V - inizio IV a. C. Il libro, promosso da Arthas Production ed edito da L’Araba Fenice-Magna Grecia, si avvale di bellissime immagini di copertina, ideate ed illustrate dalla Prof.ssa Maria Luisa Barbuti, docente di Storia dell’Arte, la quale, dopo un minuzioso ed accurato studio di originali modelli pittorici, come quelli riportati nelle scene vascolari del periodo messapico, ha saputo magistralmente raffigurare il maestoso personaggio di Arthas e quello della sua regale consorte Deìva.
Il nuovo romanzo storico, dal contenuto di alto valore culturale, si innesta idealmente al centro dell’intera epopea, costituita da “I Leoni di Messapia” e “Il Cerchio di Fuoco”. È un libro per tutti, ma essenzialmente per coloro che vogliono scoprire il fascino di una remota epoca in cui nacque e si sviluppò la civiltà della cosiddetta terra di mezzo: la Messapia.
“ARTHAS IL GRANDE” offre, attraverso scene ed immagini suggestive, un’originale chiave di lettura di un ampio arco di vicissitudini, fitto di grandi eventi e singolari episodi, in uno stile epico, che fa di questa trattazione il risultato di un interessante connubio fra la storia e la finzione scenografico-descrittiva.
I molteplici punti di vista dei personaggi principali sono tratteggiati in maniera tale da far meglio comprendere le parti più essenziali della trama. La caratterizzazione dei protagonisti, attraverso la descrizione delle loro sembianze e dei loro atteggiamenti, rivela al lettore alcuni importanti particolari sugli usi e costumi e sulle correnti ideologiche dell’epoca.
Secondo l’antichista Braccesi, l’autore è indubbiamente influenzato dai modelli narrativi di Salgari e Manfredi, che caratterizzano la sua opera Arthas il Grande. Dal primo, da cui probabilmente è suggestionato solo in forma mediata, ha attinto il gusto coloristico dell’avventura, con a capo un eroe trascinatore e carismatico; dal secondo, l’ambientazione del romanzo in un teatro di azione che ha per cornice il mondo antico, ricostruito nei suoi più minuti dettagli. Egli conclude riferendo che il Sammarco ha una propria personalissima voce narrativa, che rimanda nel presente e nel passato all’evocazione della sua terra, dando l’impressione (l’illusione ?) che la sua scrittura derivi direttamente da formulari epici di tradizione orale.
L’epopea è, quindi, una fedele rielaborazione del periodo storico in cui visse e prosperò una Grande Messapia, retta da un illustre basyleus che regnò con sagacia, giustizia e temperanza. Essa spazia in ambiti territoriali che geograficamente vanno oltre gli stessi confini dell’antico Salento. Alcuni importanti episodi, che fanno da contorno alla trama principale, si sviluppano in Lucania, nella Magna Grecia e persino ad Atene. La prima parte del racconto si occupa, attraverso vari avvenimenti, dell’impegno dei Messapi nella Guerra della Siritide, dell’incoronazione del giovane re Arthas e del suo rapporto personale con Pericle, oltre che della nascita della Sacra Fratellanza Sallentina. Seguono i giorni della gloria, ottenuta dall’egemone sul campo di battaglia contro i Tarantini, e quelli del suo felice matrimonio con l’adorata Deìva Narenta. L’ultima parte privilegia, invece, momenti di confronto filosofico-esoterici e quelli più politicamente impegnati nel dare forza alla palaià philia (antica amicizia) con Atene. L’intera trama narrativa si conclude con il Convegno di Rhudia, durante il quale il dynastes, nel suo discorso conclusivo, fa presente ai numerosi convenuti, provenienti da diversi territori mediterranei, il suo grande desiderio di pace in nome di un’irrinunciabile Grande Philia Mediterranea.
La ricostruzione storica di ARTHAS IL GRANDE, accompagnata da suggestivi momenti rievocativi, e, talvolta, caratterizzata da toni trionfalistici ad effetto, è nella sua essenza un élan spirituel, uno stato d’animo particolare che dà voce ad un grande re dell’antico Salento che seppe distinguersi come emblematico esempio di rettitudine, nobiltà ed equilibrio.