pp.400 brossura - prefazione di Alessandro Piva 142 fotografie in bianco e nero e a colori, 2 cd audio
Ecco il grande libro dei braccianti del Tavoliere.
Quattrocento pagine costruite attorno a sessanta narrazioni di lavoratori della terra, cinquantatre canti di lavoro e di protesta, centoquaranta foto. Testimonianze che raccontano storie di vita ai limiti della sussistenza, memorie di una lunga stagione di lotte per la conquista di migliori condizioni di lavoro nelle campagne.
È uno straordinario spaccato di storia sociale quello che emerge dalle pagine de "La memoria che resta. Vita quotidiana, mito e storia dei braccianti nel Tavoliere di Puglia" di Gianni Rinaldi e Paola Sobrero che meritoriamente le leccesi edizioni Aramirè di Roberto Raheli rimandano in libreria in una nuova edizione a più di vent`anni dalla prima pubblicazione. Apparso originariamente nel 1981, sulla scia del nascente movimento di storia orale che privilegiava il campo di indagine della soggettività e delle storie di vita delle classi subalterne, il libro ha avuto un destino per molti versi simile a quello delle storie che racconta. Vicende di una memoria "sommersa e ignorata".
Che s`inabissa e riemerge, rivive e si rinnova nella narrazione. Solo recentemente, infatti, i fertili incontri con musica e teatro (dal libro sono tratti un`opera teatrale, "Braccianti", e l`ultimo, raffinato disco di Umberto Sangiovanni) avevano contribuito a far riaffiorare dall`oblio il libro e le storie che raccoglie. Storie che partono da lontano, a cavallo tra Otto e Novecento, quando l`"innovazione" capitalistica delle campagne trasformò masse di contadini in braccianti salariati. E raccontano una vicenda culturale "che ci appartiene profondamente- scrive nell`introduzione Alessandro Piva, il regista della `Capagira`, annunciando il progetto di un film - ma che nel giro di un paio di generazioni ci è sfuggita di mano"...dall`Introduzione..