pp. 80, brossura + cd audio
«Mi chiamo Rocco Nigro e sono un suonatore di fisarmonica.
Non lo sarei mai diventato se non ci fosse stato il mio caro nonno, Rocco Nigro anche lui.
Questo lavoro è un sentito modo per rendergli omaggio e per dirgli grazie.»
Tra ricordi d’infanzia e racconti di guerra, dolcezze di fichi maritati e vecchie melodie di ballabili, memoria storica e ricerca musicale si dipana Guerra, fichi e balli un “manufatto costruito con alcuni bei racconti, bei disegni e musica incantevole“, nel quale le diverse voci narranti si alternano nel raccontare una storia di vita e d‘amore che abbraccia tre generazioni. Come nella partitura di un’orchestra s’intrecciano e s’intonano i più vari registri espressivi – i racconti del nonno e nipote omonimi, le voci dei cantori della tradizione, i tratti ad acquerello e china delle illustrazioni, le vive note degli strumenti della musica popolare, la fisarmonica in primis – a tessere una trama fitta e delicata in cui convivono il ricordo più intimista e commosso e la drammatica universalità della nostra Storia recente. Nella prima parte del libretto – grazie alla paziente trascrizione delle registrazioni dei suoi racconti – è nonno Rocco, classe 1920, a narrare in prima persona di come la pagina più tragica della storia del Novecento fece irruzione nella sua vita semplice di contadino figlio di contadini, primogenito di una famiglia numerosa, ai tempi in cui il piccolo comune di San Michele Salentino si chiamava ancora Masserìa Novë.
In un “piccolo capolavoro di scrittura breve”, che s’iscrive nel variegato panorama letterario delle “piccole memorie” del Novecento italiano, si ripercorre così la poco epica Guèrrë di Roccë di Vitalònghë: da un rocambolesco tentativo di diserzione alla campagna di Grecia, dai mesi di trincea allo spaventoso battesimo del fronte, dai drammatici giorni dell‘armistizio e della deportazione in Germania all’arrivo degli alleati e all’interminabile viaggio di ritorno, con mezzi di fortuna, attraverso mezza Europa. Nella seconda parte del libretto, articolata in sette momenti che hanno la nostalgia di vecchi acquerelli e la dolcezza dei fichi maritati, il racconto intimista e commosso di Rocco Jr. tratteggia il ritratto del nonno di cui porta il nome e che gli donò, per il decimo compleanno, la sua prima fisarmonica. Nipote prediletto e ragazzo prodigio delle orchestrine che suonano vecchi ballabili nei locali il sabato sera, Rocco riceve dal nonno – con un bagaglio di tenerezza, estati in campagna, piccoli dolci doni, giri sul cassone dell’Apecar e canzoni stonate – anche i germi di un’antica sapienza musicale, trovando in lui il suo «primo pubblico. Attento, sensibile, pieno di aspettative».
Il commento al disco è affidato a Massimiliano Morabito, musicista a sua volta e collega e amico di Rocco Nigro. Si sottolinea qui come l’opera – in controtendenza rispetto alla prospettiva “pizzicacentrica” in voga in tanta parte della riproposta della musica popolare salentina – miri a recuperare e valorizzare gli ampi repertori musicali dei suonatori locali tradizionali: dal repertorio agropastorale a quello “alla barbiere”, passando per le serenate e le quadriglie, dalle danze del secolo XIX e di inizio Novecento (mazurche, polche, scottish, valzer, tanghi, foxtrot) per arrivare alle fantasie delle opere liriche. Protagonista indiscussa, la fisarmonica. «Il lavoro di Rocco, musicista eclettico e versatile, è interessante proprio perchè sfrutta le caratteristiche poliedriche del suo strumento e riesce, con eleganza e naturalezza, a riprodurre gli stilemi tradizionali intrecciandoli magistralmente con un suono assolutamente contemporaneo. Passa dalle atmosfere moderne delle micro improvvisazioni nelle sette tracce Fichi, fino alla mazurca, in cui ricuce con antica sapienza i diversi modelli melodici appresi dagli anziani».