pp.146, brossura
Mimmo è un editore sconfitto e visionario. Con la madre trascorre una notte ai piedi del mare: un’atmosfera di quiete su cui veglia la memoria. È lui a evocare le stagioni di una vita familiare imperfetta, scandita fra Salento, Africa e Sicilia. Rita, la madre, tace al suo fianco. Da tempo è malata di Alzheimer, eppure sorride. Sembra che tutto le sia chiaro da sempre. L’abbandono è il filo rosso che la lega ai protagonisti della storia, ma è soprattutto il magnete che li attrae, pagina dopo pagina. Perché «un giorno succede, di ritrovarsi così vicini senza averlo imparato». La condizione materna consegna al figlio una lente focale con cui fare luce sui legami, stretti al quotidiano e al desiderio. Niente prevale nella rifrazione. Reale e trasfigurazione si bilanciano, in questo che è il romanzo di un amore. Di un uomo assente e di una donna alla quale la malattia non ha rubato il suo uomo. Lo stile nitido e potente, l’intensità del racconto liberano immagini liriche, sospese fra tenerezza e ironia. La scrittura affonda così nei sensi, tanto da toccare le parole, come se danzassimo in tondo con il gusto, i suoni e gli odori.