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Dopo aver approfondito gli aspetti drammaturgici della vocalità con Sequenza III di Luciano Berio, Giovanni Tamborrino definisce una nuova idea di teatro musicale nel quale le sonorità drammaturgiche della voce naturale vengono messe in relazione con il suono di oggetti d’uso comune intonati timbricamente dall’interprete. Ispirandosi anche all’antica tragedia greca e alle lezioni degli attori e drammaturghi Antonin Artaud e Carmelo Bene, Tamborrino si propone, in sostanza, si superare il canto lirico per approdare a un teatro timbrico che prende il nome di «opera senza canto», versione contemporanea del mèlo francese dell’Ottocento. GIOVANNI TAMBORRINO è nato nel 1954 a Laterza (Taranto). Compositore e performer, si diploma in percussioni al Conservatorio di Bari e in canto al Conservatorio di Foggia. Successivamente studia percussioni a Colonia con Christoph Caskel e musica da camera a Fiesole con Giuseppe Garbarino. Intraprende la carriera solistica eseguendo musiche proprie, di Stockhausen, Xenakis, Donatoni, Berio, Bussotti e Corghi, con cui collabora in varie occasioni. Docente di percussioni al Conservatorio di Matera, è autore di un trattato di tecnica sulla marimba ed è stato l’ideatore del Festival della Terra delle Gravine.