pp.176 brossura, illustrazioni in b/n + DVD "Col cuore fermo, Sicilia".
Da La violenza a La terra dell’uomo, l’esperienza documentaristica siciliana di Gianfranco Mingozzi, se pur fruttuosa (Il putto, Li mali mistieri e il magnifico capolavoro Con il cuore fermo, Sicilia), è stata tra le più travagliate e sofferte di tutta la storia del cinema italiano e nello stesso tempo exemplum delle mille difficoltà a cui va incontro un cineasta rigoroso, acuto e intelligente come Mingozzi quando tenta di addentrarsi tra le piaghe putrescenti del corpo malato della nazione. La violenza, progetto di un documentario a lungometraggio, nato da un’idea di Cesare Zavattini, seppure avviato nella lavorazione, per questioni produttive, fu interrotto e rimase incompiuto per sempre. Dai materiali girati germinò Con il cuore fermo, Sicilia, mediometraggio destinato a sconvolgere gli intelletti più vividi, e si accaparrò i premi più importanti dei principali festival cinematografici europei: a partire dal Leone d’Oro a Venezia nel 1965 fino alla candidatura all’Oscar nel 1966. La terra dell’uomo, ritorno sull’Isola, vent’anni dopo, voleva essere una Sicilia rivisitata, (alla maniera del De Seta di qualche quinquennio prima), un film-inchiesta per la TV – compendio del primo e del secondo lavoro alla luce dei tempi mutati; ma fino a che punto mutati? – completato nel 1988 è mai mandato in onda. Ma mai dimenticato e abbandonato dal suo autore. Non a caso, oggi, a distanza ancora di un ventennio (1988-2008), perché non se ne perda la memoria, questo volume ne ricostruisce – passo dopo passo – la storia, ripercorrendo date, luoghi e personalità coinvolte nel lavoro attraverso le parole in forma di diario, i documenti, le immagini, nella speranza che un giorno – che non tardi a venire – la televisione di Stato, abbia il coraggio di guardare senza vergogna, con occhio lucido e con cuore fermo, al passato della nazione: anche a quello più doloroso, e rendere pubbliche quelle immagini appassionate. Accompagna il libro il documentario Con il cuore fermo, Sicilia, straordinario prototipo di cinema-saggio (il primo, forse l’unico) sulla questione meridionale: un’inchiesta sociale sull’Isola, di quella parte più svantaggiata e desolata, dove le malefatte e le ingiustizie perpetrate dal potere politico e la condizione di miseria e di sopraffazione, sono antiche e inamovibili; dove il bisogno umano si nutre di violenza, solitudine e abbandono.