pp. 160, brossura 15x21 Quanta libertà abbiamo nell’agire? Fino a che punto la responsabilità verso una scelta meditata e lealmente vissuta obbliga alla fedeltà? Ed oltre quale limite, invece, vince l’assuefazione o la pigrizia o la viltà confortevole?A Filosofia a fine anni Sessanta ci si iscriveva per passione teorica, per capire soprattutto il nostro rapporto con un universo che manifestava una corposa politicità: chi eravamo e perché ci gettavamo nella mischia aspra della vita. Erano grandi ideali, sicuramente sproporzionati nei riguardi del contesto che ci circondava. Ecco allora che il comunismo, empito universale oltre un’asfissiante salentinità, diventava più di un’ideologia, una fede, una indefettibile teologia di liberazione’. Qualcuno aspetta ancora il momento topico del riscatto virile che redimerà secoli di mortificazione. Mentre noi, che non fummo eroi ma neppure garzoncelli proni a botteghe corporative, ipotecammo il futuro sventolando fiammanti bandiere