Liberté!
pp. 96, illustrato
Il libro è un racconto in cammino. Nato alla tendopoli di Manduria nei giorni in cui ospitava circa tremila migranti tunisini. Nei giorni della polvere e dell'indignazione, della rabbia e del coraggio, della paura, delle sassaiole, dell'attesa, dell'ansia di rimanere reclusi o rimpatriare.
Con lo zaino in spalla e la macchina fotografica al collo, un giornalista e una fotografa hanno camminato oltre la rete di protezione, superando le recinzioni e i cancelli del campo allestito nell'ex aeroporto militare, muovendosi discreti tra coperte e materassi, rivolgendo i propri obiettivi verso partite di calcio e concerti improvvisati. È qui che Fulvio Colucci e Roberta Trani, hanno cercato, in un tentativo ben riuscito, di leggere la Storia, quella con S maiuscola, quella che ha al suo interno tante piccole storie. Di disperazione. Una disperazione che fugge l'inferno al grido di Liberté! Una disperazione raccontata, con parole e immagini, senza mai forzare la mano e nel pieno rispetto del dolore tacito di ogni uomo. Una disperazione che ha incontrato la contraddizione massima dentro cui oscilla l'Italia di oggi: quella tra razzismo, repressione e accoglienza. Un nuovo razzismo - come scrive il giornalista Pino Scaccia - non più ideologico, legato al colore della pelle, ma legato alla lotta per la vita, alla sopravvivenza in un paese senza frontiere, in una società ormai multietnica e quindi anche multirazziale, dove bisogna accettare l'impossibilità di fermare la speranza, questo grande sogno.
Liberté! intreccia cronaca e sentimento. È memoria che affiora. È un libro d'amore, un libro nato dall'amore. Per raccontare, ricordare, non dimenticare. Perché solo un giorno capiremo fino in fondo dove ci avrà portati questa straordinaria e misteriosa forza.
Fulvio Colucci, giornalista e scrittore. Lavora alla Gazzetta del Mezzogiorno. Premio Ilaria Alpi 1995 è autore di Invisibili. Vivere e morire all'Ilva di Taranto (Kurumuny).
Roberta Trani, studentessa, si avvicina al mondo della fotografia all'età di 10 anni quando il padre le regala la prima macchina. Da allora ha sempre fotografato senza rendersene conto