PP.126 brossura ill.b/n
Con un centinaio di ruoli ricoperti in più di 35 anni di carriera, Michele Placido ha saputo interpretare da sempre la realtà italiana, utilizzando il cinema come specchio in cui raccontare i dissidi degli anni Settanta (Romanzo Popolare, Marcia Trionfale, Ernesto, Il prato) e le confusioni degli Ottanta (Tre fratelli, Sciopèn, Pizza Connection, Mery per sempre) giungendo ai Novanta con la voglia di dare un nuovo avvio alla sua carriera, scoprendosi regista che con la Storia e la realtà sociale del nostro paese fa i conti da grande narratore (Pummarò, Le amiche del cuore, Un eroe borghese, Del Perduto amore, sino al recente Romanzo criminale). Alle spalle un’esperienza teatrale formidabile (tra Ronconi e Strehler); all’attivo una presenza forte e bella, che sin da giovane lo fa notare dal pubblico; in tasca una veemenza attoriale istintiva, ma non priva di grande tecnica; tra le mani un coraggio non indifferente, che lo porta a rischiare e a intraprendere strade inattese. Michele Placido è l’anello di congiunzione tra la stagione dei “quattro colonnelli” del cinema italiano (con una ideale vicinanza al grande Tognazzi, col quale aveva duettato in Romanzo Popolare) e il rinnovamento scaturito con gli anni Novanta. E mentre sta preparando come regista il racconto di un ’68 italiano rivissuto nella trasparenza autobiografica del Grande Sogno, in questo libro-intervista cerchiamo di ricostruire il suo lungo cammino di interprete e regista, ripercorrendo insieme a lui le tappe principali di un viaggio chiamato attore…