Criminali di Puglia. 1973-1994: dalla criminalità negata a quella organizzata

Palmieri Nisio
Dello stesso autore
Editore/Produttore: LA MERIDIANA MOLFETTA
EAN: 9788861533271



pp.270

l lavoro di ricostruzione storica sulla criminalità organizzata in Puglia svolto da anni dall’Osservatorio per la legalità e la sicurezza e dalla Fondazione Cesar ha prodotto da pochi mesi un’importante pubblicazione, che dimostra come l’accesso a documenti diretti (soprattutto sentenze, verbali, archivi di giornali) possa costituire un patrimonio insostituibile per la divulgazione di fatti storici non troppo lontani ma ormai apparentemente dimenticati dall’opinione pubblica. 
Ma del lavoro di Nisio Palmieri, Criminali di Puglia. 1973-1994: dalla criminalità negata a quella organizzata bisogna sottolineare anche la sua collocazione editoriale, poco più di un anno dopo la pubblicazione, nella stessa collana, di La mafia innominabile del magistrato Domenico Seccia, che ha aperto, facendo ampio ricorso proprio alle fonti documentarie, un ampio squarcio sulla storia di una delle mafie più sanguinose della regione, quella del Gargano. Ciò dimostra ancora una volta che la raccolta e lo studio delle fonti, e più in generale la coltivazione della memoria storica di una regione, possono passare anche attraverso pubblicazioni aperte a un pubblico vasto: nel caso del lavoro di Palmieri, a un numero di lettori che tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento non possedevano ancora per l’età piena consapevolezza dei mutamenti criminali in corso sul proprio territorio.
 
 Il volume è suddiviso prevalentemente a seconda della presenza criminale nei diversi territori della regione, in effetti di matrice anche molto diversa soprattutto con il trascorrere degli anni. Benché agli esordi, nel 1981, fu Raffaele Cutolo in persona a raccogliere prima in Capitanata e poi nel Salento criminali pugliesi di diversa provenienza conducendoli alla formazione della Nuova Camorra Pugliese (è quella che l’autore definisce «colonizzazione camorristica»), negli anni successivi vennero a comporsi due ben distinte caratterizzazioni mafiose. La prima era predominante nei centri urbani (soprattutto Bari, Nord Barese e Taranto) e faceva leva sullo spaccio di stupefacenti, sul contrabbando di sigarette, sugli appalti della pubblica amministrazione. 
 
La seconda era presente nelle comunità agricole, e agiva perlopiù nelle truffe ai fondi comunitari (proprio a partire dagli anni Ottanta giunti copiosi nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza), nelle estorsioni ai danni dell’industria della trasformazione di prodotti agricoli, nelle ampie edificazioni a scopo turistico. Sempre nel lavoro di Palmieri troviamo traccia di fatti di cronaca nera o giudiziaria altrimenti sepolti dal tempo. Le perquisizioni alla fine del 1983 che portarono alla scoperta nella cella di Giuseppe Rogoli della data di fondazione e dello statuto della Sacra Corona Unita; la violenta aggressione del 28 agosto 1990 in pieno centro a Cerignola ai danni di un gruppo di braccianti stranieri da parte di un gruppo di giovani estorsori; l’attentato del 5 gennaio 1992 contro il treno Lecce-Zurigo con una bomba confezionata con gelatina, all’altezza di Surbo; l’agguato del 26 febbraio 1992 in cui rimase gravemente ferito da colpi d’arma da fuoco il presidente del Taranto Calcio e candidato alle elezioni politiche Donato Carelli; e molti altri ancora.
 
Ma la dimensione relativa alla cronaca degli eventi non è inferiore a quella dell’approfondimento: come scrive nella Prefazione don Luigi Ciotti, nel lavoro di Palmieri «l’analisi della trentennale attività criminale procede di pari passo con la denuncia delle sottovalutazioni, dei ritardi e non di rado delle collusioni in ambito politico, economico, amministrativo». Ne sia un esempio l’esito del processo contro la cosiddetta camorra pugliese tra il 1986 (primo grado) e il 1987 (appello): solo due dei 165 imputati furono condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso, una sentenza che lasciava ben intravedere il clima di ingiustificato ottimismo che persisteva in una parte della magistratura giudicante quando erano già ben presenti sul territorio regionale organizzazioni mafiose radicate e con un elevato potere economico e criminale.

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pp.270

l lavoro di ricostruzione storica sulla criminalità organizzata in Puglia svolto da anni dall’Osservatorio per la legalità e la sicurezza e dalla Fondazione Cesar ha prodotto da pochi mesi un’importante pubblicazione, che dimostra come l’accesso a documenti diretti (soprattutto sentenze, verbali, archivi di giornali) possa costituire un patrimonio insostituibile per la divulgazione di fatti storici non troppo lontani ma ormai apparentemente dimenticati dall’opinione pubblica. 
Ma del lavoro di Nisio Palmieri, Criminali di Puglia. 1973-1994: dalla criminalità negata a quella organizzata bisogna sottolineare anche la sua collocazione editoriale, poco più di un anno dopo la pubblicazione, nella stessa collana, di La mafia innominabile del magistrato Domenico Seccia, che ha aperto, facendo ampio ricorso proprio alle fonti documentarie, un ampio squarcio sulla storia di una delle mafie più sanguinose della regione, quella del Gargano. Ciò dimostra ancora una volta che la raccolta e lo studio delle fonti, e più in generale la coltivazione della memoria storica di una regione, possono passare anche attraverso pubblicazioni aperte a un pubblico vasto: nel caso del lavoro di Palmieri, a un numero di lettori che tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento non possedevano ancora per l’età piena consapevolezza dei mutamenti criminali in corso sul proprio territorio.
 
 Il volume è suddiviso prevalentemente a seconda della presenza criminale nei diversi territori della regione, in effetti di matrice anche molto diversa soprattutto con il trascorrere degli anni. Benché agli esordi, nel 1981, fu Raffaele Cutolo in persona a raccogliere prima in Capitanata e poi nel Salento criminali pugliesi di diversa provenienza conducendoli alla formazione della Nuova Camorra Pugliese (è quella che l’autore definisce «colonizzazione camorristica»), negli anni successivi vennero a comporsi due ben distinte caratterizzazioni mafiose. La prima era predominante nei centri urbani (soprattutto Bari, Nord Barese e Taranto) e faceva leva sullo spaccio di stupefacenti, sul contrabbando di sigarette, sugli appalti della pubblica amministrazione. 
 
La seconda era presente nelle comunità agricole, e agiva perlopiù nelle truffe ai fondi comunitari (proprio a partire dagli anni Ottanta giunti copiosi nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza), nelle estorsioni ai danni dell’industria della trasformazione di prodotti agricoli, nelle ampie edificazioni a scopo turistico. Sempre nel lavoro di Palmieri troviamo traccia di fatti di cronaca nera o giudiziaria altrimenti sepolti dal tempo. Le perquisizioni alla fine del 1983 che portarono alla scoperta nella cella di Giuseppe Rogoli della data di fondazione e dello statuto della Sacra Corona Unita; la violenta aggressione del 28 agosto 1990 in pieno centro a Cerignola ai danni di un gruppo di braccianti stranieri da parte di un gruppo di giovani estorsori; l’attentato del 5 gennaio 1992 contro il treno Lecce-Zurigo con una bomba confezionata con gelatina, all’altezza di Surbo; l’agguato del 26 febbraio 1992 in cui rimase gravemente ferito da colpi d’arma da fuoco il presidente del Taranto Calcio e candidato alle elezioni politiche Donato Carelli; e molti altri ancora.
 
Ma la dimensione relativa alla cronaca degli eventi non è inferiore a quella dell’approfondimento: come scrive nella Prefazione don Luigi Ciotti, nel lavoro di Palmieri «l’analisi della trentennale attività criminale procede di pari passo con la denuncia delle sottovalutazioni, dei ritardi e non di rado delle collusioni in ambito politico, economico, amministrativo». Ne sia un esempio l’esito del processo contro la cosiddetta camorra pugliese tra il 1986 (primo grado) e il 1987 (appello): solo due dei 165 imputati furono condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso, una sentenza che lasciava ben intravedere il clima di ingiustificato ottimismo che persisteva in una parte della magistratura giudicante quando erano già ben presenti sul territorio regionale organizzazioni mafiose radicate e con un elevato potere economico e criminale.
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DatiDescrizione
EAN9788861533271
AutorePalmieri Nisio
EditoreLA MERIDIANA MOLFETTA
Data pubblicazione01/02/2013
CategoriaSaggistica
Pagine265
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