pp.88, brossura - Verso la fine di maggio del 1828, l'intrepido ventiquattrenne scozzese Craufurd Tait Ramage è in viaggio da solo nell'Italia meridionale. Nonostante, per sua stessa ammissione, Ramage abbia addosso abiti che nemmeno un mendicante avrebbe indossato, il suo bagaglio culturale è straordinario. Sparge abbondantemente citazioni da numerosi autori classici, traendole dalle loro opere, come se fossero Guide Michelin della Magna Grecia e dintorni. Ramage osserva Taranto con occhi attenti e mostra una buona dose di scetticismo riguardo al tarantismo. «Dobbiamo supporre che laddove la terra fornisce in abbondanza quanto è necessario per vivere, un cielo luminoso con un'eterna primavera, essa produca anche una felice disposizione, che, gettando al vento ansie e tristezze, confidi che il domani possa recare ciò che oggi manca, e così vivere una vita spensierata e felice? In questa gente osservo un'industriosità perspicace e attiva volta non ad accumulare ricchezze, ma a vivere senza preoccupazioni.»