De Donno Nicola G.
La pubblicazione della trascrizione fonetica con traduzione in italiano dei sessantacinque racconti popolari magliesi/salentini contenuti nel suo libro «Li cunti te la nonna», stampato nel 2000 col patrocinio del Comune di Maglie dalle Grafiche Panico di Galatina, completa in modo esemplare il dignitoso edificio del nostro dialetto e della nostra letteratura che egli ha ricostruito e restaurato in più di cinquant’anni di instancabile lavoro con ammirevole cura ed infinita pazienza. Complessivamente questi racconti sono 65: 11 furono pubblicati circa 130 anni fa dal direttore Pietro Pellizzari su ‘Lo studente magliese’, 47 vennero periodicamente stampati su ‘Tempo d’Oggi’ dal 1975 al 1980 nella rubrica ‘Li cunti te la nonna’ a cura di Nicola De Donno, mentre i restanti sette sono inediti. Parecchi di questi racconti Nicola li apprese dalla viva voce dei genitori Camillo e Rosa, altri da alcuni suoi alunni. Si possono dividere in tre grandi gruppi: favole, fiabe, racconti. La favola - come tutti sanno - è un breve racconto con insegnamento morale in cui agiscono e interloquiscono in genere gli animali. La fiaba, invece, è un racconto fantastico, un’astrazione della mente, un’ invenzione di origine popolare in cui ha parte predominante il meraviglioso e come protagonisti gli uomini. Le fiabe di questo libro si possono suddividere in tre gruppi e sottotitolare ‘Cunti te lu nnanniorcu’ , ‘Cunti te lu scazzamurieddu’, ‘Re e regine’. Anche i racconti si possono suddividere in gruppi: uno ‘Monaci e massari’, l’altro, più generico, ma più ricco, ‘Uomini e cose’.