pp.80, brossura 10x15 testo in italiano e inglese «Pere, fichi, olio, vino, grano e fine sale bianco erano tra i principali prodotti; la razza dei cavalli era famosa e riforniva la cavalleria leggera tarantina così rinomata negli eserciti di Alessandro il Grande e dei suoi successori. La lana tarantina è stata elogiata da molti scrittori classici. Varrone parla della sua morbidezza, mentre Strabone loda la sua lucentezza; Plinio, Orazio e Marziale tutti la esaltano. Sono stata abbastanza fortunata a trovarmi a Taranto durante la Settimana Santa, e così ho visto la processione del Venerdì Santo, che è molto particolare e fonte di orgoglio per i tarantini. La folla era molto composta, di buon umore ed ansiosa di spiegare tutto ad un forestiero. Un simpatico marinaretto mi disse che aveva sentito che a Roma, dov’era il Papa, un tempo si tenevano delle processioni, ma mai nessuna poteva paragonarsi a questa.» (Janet Ann Ross). La visita di Taranto si può collocare nel 1884, ossia nel primo anno dell’ospitalità offertale da Lacaita nella masseria di Leucaspide, su cui ha lasciato pagine affascinati. Qui conosce don Eugenio Arnò che la inizia al tarantismo su cui darà ampi particolari nel The Land of Manfred. Lo sguardo sulla città e i suoi abitanti è partecipe, anche se risente delle letture dei Journal di altri che l’avevano preceduta, e principalmente dello Swinburne. È uno sguardo empatico, attento e perspicace, privo di pregiudizi e particolarmente interessato alle attitudini e alle abitudini dei tarantini; ai loro riti sacri e profani.