pp. 176, brossura, illustrato a colori Il Capo di Leuca, dove è ricca la cucina povera L’ ossimoro "ricca-povera" sopra riportato, riassume la filosofia della cucina di questo territorio, una cucina in massima parte povera, spesso poverissima, creata da un popolo che nei secoli ha saputo sopravvivere a continue invasioni, assorbire il meglio di altre culture e distillarle costruendo una propria peculiare identità. Un popolo che ha sicuramente una marcia in più, ha nei cromosomi il gene della frugalità che, unito a quello della laboriosità, ha fatto della cultura gastronomica una strategia per vivere e prosperare in una terra povera, quasi una nuda roccia per di più arsa dal sole e avarissima di quel bene essenziale che è l’acqua. Non solo, dove un altro popolo forse non sarebbe riuscito nemmeno a sopravvivere, ha creato grandi ricchezze facilmente rilevabili nell’opulenza di chiese e palazzi e nel parco decoro riscontrabile anche nelle abitazioni più umili. Una ricchezza prodotta con la sapiente selezione e l’utilizzo di varietà orticole e arboree di grande valore, perfettamente adattate all’ambiente locale, ma anche con l’inarrivabile capacità nell’utilizzo di piante spontanee a fini alimentari e dall’elasticità con la quale ha saputo approfittare delle opportunità alimentari offerte dai nuovi prodotti, prima da quelli introdotti dagli Arabi, e poi da quelli giunti dopo la scoperta dell’America. Proprio da questi relitti di una biodiversità sapiente, prodotti umili, ma con una grande concentrazione di sapori e profumi, coniugati con l’olio delicato delle cultivar d’ulivo locali, nascono i piatti della ricca, grande "cucina povera" del Capo di Leuca. - Massimo Vaglio