pp.240, brossura 17x24, illustrato e fotografico e b/n
La placchetta in questione è un manufatto in argento sbalzato e cesellato con parti fuse applicate, già a Genova nella collezione della famiglia Spinola che ne affidò l’esecuzione all’artista olandese Matthheus Melijin (Anversa 1589-1653) insieme ad altre quattro, realizzandole nel decennio del suo soggiorno genovese (1630-1639) e probabilmente costituiva uno degli elementi decorativi esterni di un cofanetto. L’iscrizione incisa al margine superiore chiarisce inequivocabilmente il soggetto oppidum s.ti petri ingressurus dux/io bat.ta su.mo cum civium aplausu/et iubilatione ezcipitur.
Data la cronologia il committente dell’opera non può che essere stato il figlio di Gi. Battista, Gio. Filippo, uno dei più grandi collezionisti del Seicento genovese.
Assegnato al 1621, l’ingresso a Galatina di Gio. Battista è costruito come una specie di trionfo: su una carrozza a baldacchino tirata da due coppie di cavalli i coniugi feudatari (Gio. Battista e Maria) incedono tra dua ali di armati in gran parte abbigliati alla turca. Sullo sfondo è la cinta muraria - idealizzata - di Galatina con la porta d’ingresso del tumultuante corteo. E’ questa la prima raffigurazione di Galatina che si possiede. La successiva, posteriore di circa trent’anni, è quella della tela di San Pietro nell’episcopio di Otranto pubblicata per la prima volta nella nostra Guida di Galatina.
Mario Cazzato