pp.96 brossura
È un canzoniere struggente, elegantemente costruito sulle forme classiche della levità epigrammatica e tematicamente intonato a una biologica, primaria, religione degli affetti.
Scrive nell’Introduzione Francesco Scarabicchi: “Quasi una vocazione tentare l’azzardo, riconoscere, nel tu che torna come una litania e un orizzonte, quell’unica luce all’intero dell’emozione, quella totalità di vertigine e quiete che appaghi il tumulto”.