Un libro di racconti speleo subacquei è un’impresa ardua, difficile è renderlo affascinante senza cadere nella retorica e nel mito del supereroe. Ma già nella prefazione Raffaele ci stupisce con un bel manifesto che, con schiettezza del tutto salentina, ci introduce al filo conduttore dei suoi primi quarant’anni di attività. L’inizio è del 1973 ancora bambini o quasi. Un quantità di tempo importante della propria esistenza terrena e della carriera; molti speleologi e subacquei non superano i tre-quattro anni di attività e credono di avere visto e fatto tutto. Quarant’anni fanno la differenza e danno una eccezionale credibilità e semplicità al tutto, quasi da fare apparire il racconto banale. Nel suo libro è vero: non si narra forse di nulla di eccezionale, non si elencano record ed imprese sovraumane, semplicemente – ed in questo sta la forza della narrazione – con molta naturalezza ma con molto rigore (…del resto lo sappiamo è un farmacista….) l’autore ci introduce in prima persona ad alcuni episodi della sua evoluzione di uomo, speleologo e speleo subacqueo. Il tutto è scritto con un stile semplice e concreto, diretto come se fosse un racconto intorno al fuoco, per pochi amici. L’ho divorato, molti episodi, pur frequentando Raffaele da una ventina d’anni e forse più, in realtà non li conoscevo, mi hanno incuriosito, e le poco più di cento pagine sono scorse senza rendermene conto in un crescendo di ore notturne, così senza fatica. Quello che mi è piaciuto di più è, appunto, la linearità del pensiero, il raccontare senza voler strafare alcune avventure e ricerche, senza toni trionfalistici o gongolando di facili conquiste. Essere riusciti ad evitare l’esaltazione di se stessi o del mito del super-eroe è senza dubbio l’aspetto più caratteristico del libro stesso dove, al contrario, l’autore evidenzia gli aspetti più intimi attraverso la denuncia delle proprie paure e delle proprie incertezze. Un uomo normale che fa cose particolari. Mi è piaciuto perché sono storie reali, alla portata di tutti, nelle quali tutti si possono riconoscere, non tanto per quello che ha fatto, perché alcune esperienze e scoperte sono e resteranno uniche e irripetibili ma per la semplicità con le quali Raffaele conduce il racconto. Caratteristica unica senza cadere nel superficiale, tutt’altro. Bello, in sintesi. I fatti che descrive si fermano all’inizio del secolo ventunesimo ora aspetto con ansia gli scritti degli anni recenti.