pp.1015 rilegato 18x25 NOTA DEL CURATORE È strano come possa essere moderno un autore di oltre cento anni addietro.Quest`opera di Giacinto de` Sivo è senza dubbio attualissima nel suo modo di presentare ed interpretare la Storia, nel suo essere della massima obiettività pur senza nascondere le sue posizioni ideologiche, e questo è tanto più rilevante se si considera il momento in cui la "Storia delle due Sicilie" è stata scritta e pubblicata: immediatamente dopo l`annessione piemontese e nel pieno della lotta contro il Brigantaggio.Giacinto de` Sivo fu costretto all`esilio, dopo aver assaggiato le galere, per non aver voluto giurare fedeltà al nuovo regno, ed, infatti, a Trieste (1867) vede la luce quest`opera, e forse proprio questo ci fa capire un sottile gioco di propaganda che ne deriva, anche se sarebbe più giusto parlare di correzione delle fuorvianti notizie che il governo savoiardo propagava per l`Europa: non certo d`aiuto ad un popolo si parlava ma di efferata aggressione, di conquista, di distruzione di quello che fino allora era stata la terza Nazione Europea per ricchezza e certo la prima in Italia per modernità ed industrializzazione.Nel complesso non ne escono certamente bene i cosiddetti "Eroi del Risorgimento", colpevoli prima di ogni cosa di essere stati eccessivamente osannati e non mai giudicati per quello che essi effettivamente furono: nella migliore delle ipotesi dei soldati che obbedivano ad ordini superiori i conquistatori e dei volgari traditori coloro che invece dall`interno lavorarono per consentire la dissoluzione.Proprio da questa considerazione nasce il desiderio di vedere finalmente riabilitato il tanto vituperato "Esercito di Franceschiello", composto invece da uomini coraggiosi che ben avrebbero voluto combattere in difesa della loro Patria, come hanno dimostrato sul campo di battaglia quando i loro ufficiali glielo hanno permesso; il desiderio di far conoscere nelle giusta luce due grandi Sovrani quali Ferdinando II e Francesco II...colpevoli unicamente di aver anteposto gli interessi del loro Popolo a quelli loro personali, oltre ad essersi indubbiamente opposti nella maniera meno violenta possibile ma con tutta la forza loro permessa ad ogni prevaricazione proveniente dall`esterno (anche in questo loro atteggiamento è da cogliere una grande modernità e certamente un reale affetto per la loro gente).Nel trasferire in "linguaggio corrente" quanto scritto quasi 140 anni fa credo di aver mantenuto integro il messaggio fondamentale del de` Sivo: porsi di fronte alla Storia ad occhi ben aperti, traendo la propria Lezione dai Fatti così come si presentano, non nascondendo ciò che meno piace.Unica concessione è stata l`aver eliminato alcuni passi relativi a "contorni" non riguardanti direttamente i fatti storici narrati, che davano un po` l` idea del pettegolezzo e che credo appesantissero tutto l`insieme della narrazione.Un ricordo in ultimo all`amico Roberto Selvaggi, non più tra noi ma sempre vicino a chi gli ha voluto bene, al quale sempre sarò grato per avermi fatto scoprire le mie radici.Andrea Orlandi