pp.336 "Il rispetto della vita di ognuno deve prevalere su tutto (...). Ciano è un detenuto impotente a dimostrare la sua innocenza. Pertanto, ingiustamente condannato e "perseguitato", morirà nel carcere, lasciando come suo unico patrimonio morale una semplice lettera, nella quale detta il desiderio di ciò che vorrebbe venisse scritto come epigrafe sulla sua tomba. "Oltre 20 anni di carcere annota l’autore - gli avevano ridotto il corpo, affetto da più patologie, in uno stato pietoso, e lo avevano allontanato quasi totalmente da ogni legame di amicizia e di affetti familiari". La giustizia umana, o meglio, l’amministrazione della giustizia da parte degli uomini, al di là se sia fallibile o meno, può arrogarsi il diritto di ridurre un essere umano pur "colpevole di reato" ad una larva? Possono gli uomini divenire padroni di una vita umana al punto da eliminarla con disumana graduale crudeltà di comportamenti? Questa è una prima domanda fondamentale, che Salvatore Padovano ci obbliga a formulare, e alla quale ciascuno di noi è chiamato a dare una risposta umana prima che giuridica."