Aa.Vv.
pp. 429, rilegato, illustrato bianco e nero
Il cofanetto esterno presenta piccole imperfezioni. Dal secolo X al XIII la Puglia vive una stagione culturale particolarmente felice. Pur nella successione di regimi diversi dal bizantino al normanno-svevo, all’angioino essa si giova di una sostanziale stabilita politica e di un fecondo rapporto con modelli mentali, con correnti di pensiero, con movimenti artistici di varia e complessa provenienza. L’incontro tra matrici esterne e tradizioni indigene approda a esiti culturali di una genuina originalita che, sottoposti a vigorose analisi critiche, rivelano l’inconsistenza di tanti luoghi comuni accettati e ripetuti quasi meccanicamente da una lunga e, non rare volte, cristallizzata discussione storiografica. Si pensi alla fioritura cosi pregnante ed estesa a quasi tutto i territorio, del " romanico pugliese", ritenuto esclusivamente fenomeno d’importazione e che, invece, dimostra una straordinaria vitalita radicata nell’ humus culturale di questa terra di Puglia. Si considerino le stesse singolari espressioni storico-artistiche consegnate entro i catini absidali o sulle pareti delle chiese rupestri negli anfratti delle numerose gravine che scandiscono il suolo specralmente dell’ altipiano della Murgia, costrette per molti decenni da un dibattito, non rare volte condizionato da rigurgiti polemici, entro il quadro di una egemonia bizantina ed ora restituite, invece, ad un capitolo, quello della civilta rupestre, espressione corale di una scelta esistenziale, della vita in grotte appunto, cosi tipica delle popolazioni indigene del Mezzogiorno d’ Italia. Si presti attenzione, infine, alla ricca produzione pittorica e architettonica, sia religiosa che civile, dei secoli XI-XIII per costatare in quale consistente misura la Puglia non fu passiva tributaria di esperienze sopravvenute dall’esterno, ma, nel contempo, mediatrice attenta di esperienze diverse e fucina operosa di contributi innovatori si da porsi come punto di arrivo di autentiche sintesi culturali.