AA.VV.
pp.224, rilegato 19x24, illustrato colori
L’ultima landa di Puglia è una distesa di borghi.
Piccoli, meno piccoli, piccolissimi. Come se idealmente “le città” stessero da una parte, il mare dall’altra e tutto il resto fosse una costellazione di microcosmi.
Ovattati, assorti, lontani. Arroventati dal sole d’estate e ammantati d’umido d’inverno. Imbevuti di luce e sovrastati da cieli altissimi. Lustrati di bianco di calce come Ostuni o ambrati di pietra tufacea come Specchia. L’alto ed il basso Salento che passano per mille sfaccettature, chiaroscuri, ombre. Diversi e uguali. Ognuno con un proprio specialissimo colore che entra nelle case e ne influenza le scene, le atmosfere.
Un dentro ed un fuori senza soluzione di continuità. Come in antico.
Da una parte grovigli di vicoli, puntellati di sedie girate al contrario e trasformati in improvvisati salotti di strada ai primi caldi, inondati dai profumi della preparazione dei pranzi della domenica mattina, deserti sotto la pioggia, gremiti teatri en plein air al passaggio delle processioni.
Dall’altra, all’ombra dei grandi palazzi patrizi, piccole case di paese. Austere, semplici, di un’eleganza timida, garbata. Annunciate dalla grazia di un arco, dalla nobiltà di un portone consumato dal tempo, da una corte popolata da copiosi vasi di geranio. E poi stanze nelle stanze, o stanze sopra stanze, a rincorrersi fino ad un giardino o un terrazzo o un ortale.
E allora un libro dedicato alla fascinazione dei borghi e delle piccole case.
Nato con l’idea di voler fermare delle emozioni.
Con il focus puntato sulle piazze e sui campanili, sui mignani e sui giardini pensili, sulle vecchie torri dell’orologio, sui labirinti di strade, sui lastricati di chianche, sui passanti. E su interni popolati da dettagli capaci di “accendere” un luogo e un ausilio grafico chiesto a delle cose sulle quali una volta si investiva del tempo, come la carta per foderare i cassetti della biancheria, le cerate che coprivano con garbo i tavoli da lavoro in cucina, la passamaneria delle “imbottite” che scaldavano i letti nella stagione fredda.
Apparentemente un’istantanea scattata su un’altra zona del tempo, ascrivibile almeno a cento anni fa, un album vintage.
Di fatto un racconto per immagini moderno, evidenziato da cornici dalle tinte quasi fluorescenti, tracciate per svegliare dei ricordi ed evidenziare dei momenti, a zig-zag tra il bianco e nero ed i colori. Lungo una linea di pensiero che segue delle sensazioni, restituisce un vecchio senso alle cose e recupera delle vibrazioni. Un libro che ha l’ambizione di essere un luogo.
Uno spazio di carta che accende una dimensione dell’anima.