Dopo il successo de Le rape di Santino e Trappole i due volumi della tetralogia con protagonista il professore di latino e greco, Santino, e il suo migliore amico Dario Cipolla arriva il terzo e attesissimo noir enogastronomico di Pino De Luca intitolato Rossa. Tacco 12. Intrigante, divertente, dai toni chiaro-scurali come quelli con cui Pino abilmente fa passare Santino dall’indagine ai fornelli. Dalle rape alle pittule, fino alle cocule. Sì, perché mentre il primo libro terminava nel giorno di San Martino e il secondo alla vigilia del Santo Natale il terzo, "Rossa. Tacco 12", finisce a Pasqua come anticipa lo stesso scrittore nella quarta di copertina. Vicende diverse per ambientazione e per i tanti altri personaggi che dopo aver accompagnato per mano il lettore dallo sfondo di una immaginaria San Marcellino e tra le vie di Brindisi e la campagna salentina lo fanno giungere questa volta a Lecce, nella centrale piazza Sant’Oronzo. Qui, in particolare, a far da quinta scenografia è un ristorante teatro delle principali azioni del noir insieme alla galleria di personaggi simbolo dell’umanità che è sempre al centro dell’inventio narrativa di Pino De Luca. Particolare attenzione l’autore rivolge non solo alle caratterizzazioni dei personaggi, che si evolvono e crescono anche grazie alle situazioni vissute confermando il panta rei di eraclitea memoria, ma anche al linguaggio che in questo nuovo lavoro non poteva che colorarsi del dialetto leccese. La cifra di questo periodo - lo svela lo stesso De Luca - è : «perché ci si preoccupa del giorno della morte che è uno solo e invece si glissa su quelli della vita che sono tantissimi?» Amore, gelosia, tradimenti possono essere interrogativi o certezze ma in ogni caso ti cambiano la vita. Non vogliamo anticiparvi nulla se non che tra ironia e colpi di scena non mancano gli spunti di riflessione e i momenti magici quando le pagine del noir, rivelando insospettabili dinamiche sociali, diventano anche occasione per gesti dell’arte culinaria per diffondere i profumi