pp. 152, cm 15x21 Incentrato sul rapporto tra il Mezzogiorno e l’Italia durante l’epoca risorgimentale, il volume affronta un tema centrale nel dibattito storiografico della seconda metà del secolo ventesimo: quello sul rapporto tra Risorgimento e Capitalismo. Accanto alle considerazioni di storia economica, però, il saggio esamina la posizione di Mazzini sulla "rivoluzione in Italia" e quella di Gramsci sviluppata nei Quaderni del carcere... in quanto pone la necessità di una rivisitazione complessiva della storia d’Italia di quel periodo. In questa azione di revisione storiografica, un momento significativo è dato dall’analisi dei testi di studiosi "irregolari" della storiografia risorgimentale: Piero Gobetti e Guido Dorso. "Il Risorgimento italiano - scriveva Gobetti nel 1923 - è ricordato nei suoi eroi... io mi propongo di guardarlo... nelle più disperate speranze...", mentre Guido Dorso parla del Risorgimento come "conquista regia". Ritornare alle riflessioni di Gobetti e a Dorso oltre a quelle di Gramsci significa fare un bagno in acque limpidissime e respirare aria purissima in una storiografia molte volte paludata e scritta dai vincitori. Per non dire della interpretazione crociana dal cui esame traspare un momento di luce sulla meschina e corrotta vita civile e politica del Mezzogiorno dopo l’Unità, dilaniato prima dal "brigantaggio" e poi, una volta costituito il nuovo Stato unitario, dalla politica opportunistica della borghesia provinciale.