pp.128, ill. b/n Dal 1200 a.C. circa, le città costiere della Siria e della Palestina, sottoposte in precedenza ora agli Ittiti ora agli Egiziani, ebbero l’opportunità di sviluppare la produzione artigianale e il commercio. In mancanza di miniere, le principali risorse erano il legname, i prodotti ittici, le sabbie silicee per fabbricazione del vetro, il bisso e la porpora, nonché l’avorio, l’incenso, le spezie e finanche gli animali esotici dell’India, tutti beni che, messi sul mercato, contribuirono ad arricchire le città costiere libanesi. Fu in quella striscia costiera del Mediterraneo orientale che, alcuni secoli dopo l’invasione dei cosiddetti "Popoli del mare", si sviluppò la civiltà dei Fenici, un popolo di intraprendenti navigatori e di abilissimi commercianti, che ebbe in Cartagine, fondata dai Tiri sulla costa nordorientale dell’attuale Tunisia, la sua corrispondente in Occidente. Sui percorsi marittimi dei Fenici, sui porti da loro frequentati, sugli approdi dove sorgevano piccoli e grandi luoghi di culto - santuari dedicati quasi sempre alle divinità del mare, frequentati dai naviganti e intorno ai quali sorgeranno poi anche delle città -, Montalbano concentra la propria attenzione dando ampio spazio ai rapporti con le popolazioni locali, con i villaggi e le tribù nuragiche. Alle decine e decine di porti raggiunti dai Fenici in tutti gli angoli del Mediterraneo, l’Autore riserva ampio spazio e ne narra la storia, informando il lettore su quanto è venuto alla luce nelle corso delle campagne di scavo. Di molti siti, purtroppo, si conserva solo il ricordo, i loro segreti sono sotto le tante costruzioni edificate in epoche successive.