pp.168, brossura
Castelli, animali parlanti, duelli, inganni e travestimenti sono solo alcuni degli elementi che si riscontrano con una straordinaria frequenza all’interno delle fiabe, siano esse europee o americane, italiane o scandinave, greche o grike. L’impressionante analogia di motivi che insistentemente ritornano all’interno della letteratura popolare è qualcosa di singolare e sorprendente, di misterioso e affascinante al tempo stesso, fonte e principio di quell’alone di meraviglia e stupore che circonda luoghi, eventi e personaggi fiabeschi.
Ma cosa si nasconde dietro a questi elementi? È possibile individuare, in controluce, dei messaggi sovrapersonali celati dietro le mutevoli sembianze di un personaggio fiabesco? E se ciò fosse plausibile, quali significati assumerebbero le fiabe in tale prospettiva? E, infine, che valore hanno oggi le fiabe? Hanno ancora qualcosa da dire? E se sì, cosa?
Il saggio di Nutricati cerca di dare una risposta a queste domande analizzando due fiabe – una proveniente dall’isola di Creta e l’altra dalla Grecìa Salentina – molto simili tra loro, seppure con delle significative differenze che sono state opportunamente evidenziate.
L’approccio adottato è quello della comparazione archetipico-simbolica, in chiave psicologico-analitica, secondo cui le fiabe sarebbero uno strumento fondamentale per aiutare l’uomo, a prescindere dalla sua età, a percorrere quell’impervio percorso che porta dall’Io al Sé, vale a dire al pieno sviluppo delle proprie potenzialità.
Ad animare l’intera ricerca, la consapevolezza che ogni patrimonio fiabesco popolare nasconde una ricchezza che, trascendendo l’interesse folclorico, va all’essenza stessa dell’uomo, spingendosi sino ai confini più remoti della sua anima, là dove neppure la coscienza osa inoltrarsi.