pp.128 brossura 15x21
Siamo in una fase cruciale della storia unitaria. Il 13 febbraio 1861 è caduta Gaeta, ultima capitale delle Due Sicilie, ed il re, Francesco 11, si è rifugiato a Roma con il suo governo. Resiste ancora Civitella del Tronto, che cadrà il 20 marzo.
Tre giorni prima, a Torino, è stato proclamato il regno d`Italia ma incontra non poche difficoltà anche sul piano internazionale: la Spagna e l`impero d`Austria-Ungheria, per esempio, non riconoscono il nuovo soggetto mentre l`opinione pubblica moderata e, soprattutto, i cattolici guardano con notevole diffidenza alla "rivoluzione" avvenuta nella penisola. All`interno gli entusiasmi e le illusioni hanno ceduto alle inevitabili disillusioni di chi deve fare i conti con una realtà in cui non c`è spazio per i sogni. La resistenza delle ultime forze armate borboniche si è trasformata in guerriglia: ai militari si sono aggiunti volontari ed avventurieri, provenienti anche dall`estero, ragazzi renitenti alla leva che si sono dati alla macchia, pastori e contadini che si ribellano a vecchie e nuove ingiustizie. Si apre così il doloroso e sanguinoso capitolo del brigantaggio postunitario. A parte i primi due capitoli, Monnier scrive a distanza ravvicinata dagli avvenimenti. Dichiara di non essere uno storico ed è convinto che delle vicende contemporanee non si può fare storia ma solo cronaca: quindi, chi se ne occupa deve limitarsi ad esporre i fatti e ad esaminarli. Vuole dimostrare la tesi che altra cosa sono state le insurrezioni della Vandea e le rivolte carliste in Spagna, altra il brigantaggio nelle province napoletane per smentire, così, l`opinione diffusa soprattutto all`estero ed alimentata da alcuni giornali che si è di fronte ad una vera e propria guerra civile: si tratterebbe, invece, di un fenomeno endemico nel Mezzogiorno d`Italia e di volgari banditi.