pp.140, brossura 15x23
Divulgazioni in rima nella lingua dei padri... che definire poesie è perlomeno azzardato.
STRALCIO RECENSIONI sul libro “Fiju meu… ma addhu sta sciati?” di Franco Manni
“Ho letto con morbosa curiosità i versi di Franco Manni, alcuni dei quali, in verità, già conoscevo, affascinato dallo scorrere naturale, spontaneo e sicuro del suo raccontare, libero da pastoie di vecchie forme metriche ma ricco di un formulario convenzionale degno solo della poesia popolare.
Di poesia infatti dobbiamo parlare, in quanto “metro” o non “metro”, i versi di Franco hanno un loro stile lontano da ogni trita retorica e sono carichi di espressioni la cui sincerità commuove.
Versi capaci di fermare sulla carta l’incalzante scorrere delle emozioni e che riflettono tutta una vita.
…perché rimane la sostanza dei versi che il nostro “cantore”, vero uomo di popolo, ci offre con una vena ironica e con tanta spontaneità e, con l’immediatezza degli stati d’animo che attraversano tutte le poesie, ci consente di rivivere situazioni tipiche di una generazione non ancora travolta dal consumismo e dalla caduta dei valori che hanno da sempre caratterizzato la nostra cultura e l’essere salentino…” – Franco Ciardo – Presidente Centro Studi R.Protopapa per la difesa e la promozione del teatro e della cultura salentina
“La sostanza è che Franco Manni poeta ti conquista con la sua ironia e soprattutto con la sua autoironia, per quel modo di ridere e scherzare sulle cose di questo mondo e su se stesso, per quella capacità di derubricare cose notevoli e di estrema rilevanza, quali la vita, il destino, la morte, le condizioni poco allegre dell’esistenza, a semplici accadimenti, ineluttabili certo, ma da cogliere e accogliere con serenità perché comunque provenienti dal Cielo, da vivere attimo dopo attimo con tranquillità, da gustare istante dopo istante senza atteggiamenti isterici, nella buona e nella cattiva sorte.
Franco Manni poeta ti conquista per la sua bravura nell’affidare messaggi importanti, addirittura cosmici, alle creature più piccole e indifese, agli esseri che meno ti aspetti: così alla “moniceddha”, ormai prossima ad essere cucinata, fa dire una semplice frase, colma di dignità e coraggio e di disprezzo della morte, che vale la salvezza a lei e al compagno di sventura. E, in altra lirica, al serpente, animale da sempre disprezzato e da schiacciare sotto il tallone, affida una memorabile, pur se breve, requisitoria contro l’inutilità e l’insipienza della bellezza fine a se stessa e dell’avvenenza puramente esteriore. E ti conquista anche, il Franco Manni poeta, per quell’autoironia strepitosa, per quella voglia matta di ridere anche, e soprattutto, di se stesso, dei suoi difetti che lui ci tiene addirittura ad immortalare con qualche fotografia. E questo, per quanto mi riguarda, è davvero segno di intelligenza nel rapportarsi agli altri, è davvero un atteggiamento che ti affascina per quella naturalezza nello sdrammatizzare, oserei dire dissacrare, i miti e i luoghi comuni e beceri che purtroppo dettano pur sempre legge nei rapporti umani: la bellezza, la ricchezza, la nobiltà…” - Giuseppe Barba – Poeta gallipolino
Stralcio dalla poesia «‘A quadratura tu cerchiu »
…Pijamu nu malune, è sinonimu te tunnu!
Quannu lu teni a ‘manu pare ca tei u munnu,
lu guardi, l’accarezzi, a momenti nu lu baci,
è nu ritu sentimentale ca te vene te core faci!
Nu m’boi ca l’addhu giurnu, guardannu ‘a televisione,
me scioca l’occhi è bisciu na stranissima visione!
Tuccatu guardu bonu, su’ rimastu scioccatu:
nu giapponese ridennu cu nu malune quadratu!
“Giacchè ca ‘biti misi, faciti u petacune a manica,
cusì ciunca lu pija vaje comitu s’u carica!
Nu toccu cu ‘be vene, mai sia ci be scanza!
Ma nu malune quadratu, comu pò scire intra a panza?”
Passane do giurni, nu mancu me ripiju,
va ‘bisciu na cosa pesciu, giuru su dhu fiju !
Potenza della scienza e della fantasia
già do anni prima erane fatta ‘a ‘macaria.
E nunn’era giapponese, era te Cremona,
quist’addhu ca dicia ca era fatta na cosa bona.
Musciava nu malune quadratu e l’addhu triangolare
e lu bellu ca presentava brevettu regolare.
Basta! S’hannu persi i valori, sù crollate ‘e certezze,
poi nu ‘ne lamentamu ca u munnu vaje a pezze!...