pp.173 brossura, ill. b/n Si dice che Fellini abbia trascorso i suoi ultimi anni con l’amarezza di chi, glorioso un tempo, non riscuoteva più quella fiducia che gli concedevano pienamente i produttori cinematografici; e sì sa che costoro sono obbligati al duro “se rischio tanto, quanto mi torna?” A questo punto occorre soffermarsi sulle cause di tale ‘capovolgimento’, e la risposta non è difficile: mutato profondamente è il quadro socio-economico, e non solo in Italia, in questi ultimi, circa, dieci anni. E’ subentrato un diverso modo di vedere le cose e di vivere: ‘in alto’ il consumismo e l’inseguimento dell’edoné e il relativo contagio nelle classi intermedie, e il mutamento dei ‘valori’ che si sono sempre più spostati sull’interesse individuale, familiare e della propria etnia. Ma questo quadro è poi proprio completo? Non persiste invece uno ‘zoccolo duro’ legato ad una visione diversa dell’esistenza, nella quale compaiono valori non puramente materiali, quali il sentimento e la memoria? Questa premessa è parsa qui necessaria per presentare il libro di Giuseppe De Simone, Il Grande Gelso, Lecce anni ’50 attraverso ricordie immagini, che siinquadra in tale seconda visione esistenziale. Tornano alla mente le passeggiate col padre, i giochi con ì piccoli amici, le pìttule, ipurceddhuzzi, le putèe de mièru, li traìni, i vecchi films, il gelataio ambulante, le prime scuole, il Congresso Eucaristico e tanti e tanti altri particolari indelebilmente impressi nella memoria. Ha tutto questo nel mondo di oggi un significato? Credo che ancora si possa parlare di radici. Sono queste infatti le radici di un albero che morirebbe se non altro di morte spirituale se esse sfortunatamente si disseccassero.