OTRANTO NEL MEDIOEVO tra Bisanzio e l'Occidente

Houben Hubert
Dello stesso autore
Editore/Produttore: CONGEDO EDITORE
EAN: 9788880867371



pp.370 rilegato ill.colori e b/nero 

La Torre del serpe, il castello che scende fino al mare, le mura tutte intorno: disegnata con tratti semplici così appare in un'antica veduta dal mare di Otranto la città più orientale d'Italia.
  Questa immagine è di un viaggiatore francese del 1528 e fa da copertina al volume "Otranto nel Medioevo, tra Bisanzio e l'Occidente", curato da Hubert Houben, docente di storia medievale all'università di Lecce.
  Si tratta di un testo piuttosto ricco, che raccoglie saggi di approfondimento di sei studiosi su varie pagine della storia idruntina, sul ruolo che la cittadina ebbe durante quei diversi secoli del Medioevo, in cui la sua posizione geografica risultò strategica nell'incontro tra i due mondi di allora, Oriente e Occidènte; e fa poi il punto su arte e cultura che inevitabilmente raccontano le influenze e le interferenze scaturite da questo incontro.

Intervista al curatore.

Professor Houben cominciamo dal ruolo di Otranto nel Medioevo e quindi dal principale tema di questa pubblicazione.
«Abbiamo chiamato il volume "tra Bisanzio e l'Occidente" perché Otranto ha questa particolarità, come città più orientale d'Italia, di essere sempre stata una specie di ponte tra il mondo occidentale e quello orientale, tra mondo latino e quello greco. E questo ruolo Otranto lo ha avuto per tutto il Medioevo, a partire dall'epoca bizantina quando era il porto preferito per chi partiva per Bisanzio o veniva da lì e fino all'epoca dei turchi con le tragiche vicende del 1480 che hanno anche dimostrato la centralità nel rapporto tra Bisanzio e l'Occidente».

E' interessante a questo proposito la lettura sulle motivazioni più politiche che religiose che nel libro spiegano la storia del sanguinoso saccheggio del 1480.
«Sì, nel saggio di Giancarlo Andenna si affronta questo tema a cui è stato anche dedicato un grande convegno ad Otranto del marzo scorso. Viene qui sottolineato che secondo le recenti ricerche e gli studi di archivio, l'attacco ad Otranto è stato piuttosto frutto di uno scontro politico, una rappresaglia perché gli otrantini non volevano sottomettersi al dominio ottomano. Gli era stata richiesta una sottomissione politica, non religiosa, che non hanno accettato. Ma da subito la popolazione di Otranto ha considerato dei veri martiri quei caduti, leggende e riletture storiche nel tempo hanno fatto il resto. Da questo è nato il culto dei martiri, la beatificazione e la venerazione. Ma già in un convegno nel 1980 si era inserita la conquista di Otranto nella storia dell'espansione dell'impero ottomano».

Le novità comunque non si fermano qui.
«Abbiamo voluto ricostruire la storia di Otranto precedente a questo evento, anche perché finora non esisteva una storia critica. L'unico libro che ha cercato di dare una sintesi di questi fatti è quello di Luigi Maggiulli, benemerito studioso di Muro Leccese. Adesso dopo oltre cento anni da questa pubblicazione la ricerca è andata molto avanti, si sono trovati nuovi documenti e una notevole mole di nuove informazioni. Per esempio in relazione alla storia bizantina è stato trovato un sigillo di piombo di un arcivescovo Cristoforo di Otranto della cui esistenza non si sapeva nulla. Per la storia Normanno Sveva anche qui è emersa la matrice di un sigillo di un arcivescovo di Otranto che il Maggiulli aveva riprodotto, ma che si pensava fosse poi andato perduto. Nel saggio della professoressa Massaro su Otranto in età Aragonese sono state utilizzate molte fonti dell'archivio di Stato di Napoli finora mai utilizzate. È una storia non solo degli eventi politici, ma anche delle attività economiche, sociali, dei rapporti culturali, di San Nicola di Casole e delle manifestazioni artistiche, e così via».

Poi c'è Otranto vista attraverso lo sguardo dei viaggiatori che la visitarono: era una tappa obbligata?
«Ci sono diverse testimonianze perché è stata visitata nel tardo Medioevo, ma per lo più casualmente da viaggiatori che andavano verso la Terra Santa. Perché in quel periodo di solito ci si imbarcava da Venezia per nave e in caso di tempeste o altri motivi si era costretti a fermarsi ad Otranto. La copertina del volume, tratta da un disegno di un monaco benedettino francese viaggiatore del 1528, è l'immagine realistica più antica di Otranto: una miniatura in cui si riconoscono le mura, la porta Alfonsina, la Torre del Serpe. Altre immagini di un umanista svizzero invece sono state tratte da un codice in cui racconta quello che ha visto nella sua visita: sono immagini aggiunte più tardi al suo saggio da qualcuno che non ha visto Otranto, tuttavia sono ugualmente interessanti».
intervista di Claudia Presicce

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pp.370 rilegato ill.colori e b/nero 

La Torre del serpe, il castello che scende fino al mare, le mura tutte intorno: disegnata con tratti semplici così appare in un'antica veduta dal mare di Otranto la città più orientale d'Italia.
  Questa immagine è di un viaggiatore francese del 1528 e fa da copertina al volume "Otranto nel Medioevo, tra Bisanzio e l'Occidente", curato da Hubert Houben, docente di storia medievale all'università di Lecce.
  Si tratta di un testo piuttosto ricco, che raccoglie saggi di approfondimento di sei studiosi su varie pagine della storia idruntina, sul ruolo che la cittadina ebbe durante quei diversi secoli del Medioevo, in cui la sua posizione geografica risultò strategica nell'incontro tra i due mondi di allora, Oriente e Occidènte; e fa poi il punto su arte e cultura che inevitabilmente raccontano le influenze e le interferenze scaturite da questo incontro.

Intervista al curatore.

Professor Houben cominciamo dal ruolo di Otranto nel Medioevo e quindi dal principale tema di questa pubblicazione.
«Abbiamo chiamato il volume "tra Bisanzio e l'Occidente" perché Otranto ha questa particolarità, come città più orientale d'Italia, di essere sempre stata una specie di ponte tra il mondo occidentale e quello orientale, tra mondo latino e quello greco. E questo ruolo Otranto lo ha avuto per tutto il Medioevo, a partire dall'epoca bizantina quando era il porto preferito per chi partiva per Bisanzio o veniva da lì e fino all'epoca dei turchi con le tragiche vicende del 1480 che hanno anche dimostrato la centralità nel rapporto tra Bisanzio e l'Occidente».

E' interessante a questo proposito la lettura sulle motivazioni più politiche che religiose che nel libro spiegano la storia del sanguinoso saccheggio del 1480.
«Sì, nel saggio di Giancarlo Andenna si affronta questo tema a cui è stato anche dedicato un grande convegno ad Otranto del marzo scorso. Viene qui sottolineato che secondo le recenti ricerche e gli studi di archivio, l'attacco ad Otranto è stato piuttosto frutto di uno scontro politico, una rappresaglia perché gli otrantini non volevano sottomettersi al dominio ottomano. Gli era stata richiesta una sottomissione politica, non religiosa, che non hanno accettato. Ma da subito la popolazione di Otranto ha considerato dei veri martiri quei caduti, leggende e riletture storiche nel tempo hanno fatto il resto. Da questo è nato il culto dei martiri, la beatificazione e la venerazione. Ma già in un convegno nel 1980 si era inserita la conquista di Otranto nella storia dell'espansione dell'impero ottomano».

Le novità comunque non si fermano qui.
«Abbiamo voluto ricostruire la storia di Otranto precedente a questo evento, anche perché finora non esisteva una storia critica. L'unico libro che ha cercato di dare una sintesi di questi fatti è quello di Luigi Maggiulli, benemerito studioso di Muro Leccese. Adesso dopo oltre cento anni da questa pubblicazione la ricerca è andata molto avanti, si sono trovati nuovi documenti e una notevole mole di nuove informazioni. Per esempio in relazione alla storia bizantina è stato trovato un sigillo di piombo di un arcivescovo Cristoforo di Otranto della cui esistenza non si sapeva nulla. Per la storia Normanno Sveva anche qui è emersa la matrice di un sigillo di un arcivescovo di Otranto che il Maggiulli aveva riprodotto, ma che si pensava fosse poi andato perduto. Nel saggio della professoressa Massaro su Otranto in età Aragonese sono state utilizzate molte fonti dell'archivio di Stato di Napoli finora mai utilizzate. È una storia non solo degli eventi politici, ma anche delle attività economiche, sociali, dei rapporti culturali, di San Nicola di Casole e delle manifestazioni artistiche, e così via».

Poi c'è Otranto vista attraverso lo sguardo dei viaggiatori che la visitarono: era una tappa obbligata?
«Ci sono diverse testimonianze perché è stata visitata nel tardo Medioevo, ma per lo più casualmente da viaggiatori che andavano verso la Terra Santa. Perché in quel periodo di solito ci si imbarcava da Venezia per nave e in caso di tempeste o altri motivi si era costretti a fermarsi ad Otranto. La copertina del volume, tratta da un disegno di un monaco benedettino francese viaggiatore del 1528, è l'immagine realistica più antica di Otranto: una miniatura in cui si riconoscono le mura, la porta Alfonsina, la Torre del Serpe. Altre immagini di un umanista svizzero invece sono state tratte da un codice in cui racconta quello che ha visto nella sua visita: sono immagini aggiunte più tardi al suo saggio da qualcuno che non ha visto Otranto, tuttavia sono ugualmente interessanti».
intervista di Claudia Presicce
Dettagli
DatiDescrizione
EAN9788880867371
AutoreHouben Hubert
EditoreCONGEDO EDITORE
Data pubblicazione2007
CategoriaStoria, *Comuni Salentini
Pagine369
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