pp.172, brossura
1991: fuga verso la libertà, in rotta alla volta di Brindisi, in cerca di una sponda migliore. Quasi trentamila cittadini albanesi – e tra loro studenti, uomini di cultura, giornalisti dissidenti – trovarono in Puglia una terra di pace. Un esodo biblico, per il popolo albanese che vide in Brindisi la terra promessa, cui la città seppe rispondere con grande umanità. In quei famosi cinque giorni molti bambini si erano imbarcati da soli, nella speranza di ricongiungersi poi con i loro genitori.
È questo lo scenario in cui si muovono i personaggi del romanzo. Quasi una biografia corale di uomini e donne apparentemente molto diversi tra loro ma con un unico comune denominatore: la ricerca di se stessi. Nonostante i sogni infranti.
Una ricerca a volte dolorosa, quanto caparbia e risoluta che, per Assunta, la giovane protagonista del racconto diventa memoria, recupero del passato, ma questa volta rivisitato introspettivamente attraverso l’amore. Quello per Anjeza, la bimba dagli occhi di cielo venuta dal mare e per un uomo che, come lei, aveva vissuto un’adolescenza povera e disagiata. Dario, il generale spigoloso e introverso, ma anche sensibile e generoso, che Assunta incontra prima di tutto nella dimensione dell’anima, indecifrabile, ma che tornava a lei da chissà quale viaggio perduto nel tempo.
Infine, Curran, il giovane giornalista albanese in cerca di sua figlia, idealista e reazionario al regime di Ramiz Alia, che si era unito ai ribelli e aveva combattuto in prima linea per la democrazia e la libertà.
Una ricerca spasmodica, che toglie il fiato. Curran, ancora una volta lotta con tutte le sue forze per rintracciare Anjeza, la bimba piccola e gracile che aveva trovato in Assunta la mamma perduta per sempre. Un esule coraggioso pronto a sfidare il proprio destino.