pp.196, rilegato 21x30, illustrato colori
Per chi svolge il mestiere di storico dell’arte, gli scritti di Galante sono un viatico di carattere metodologico per giovani e meno giovani. La scrittura adamantina dei suoi interventi è condotta da sempre con tono pacato ed elegante, anche quando la discussione critica si accende di sfumature scopertamente appassionate. è quanto il lettore troverà nello scorrere (e studiare) questo libro corredato da un entusiasmante repertorio fotografico di confronti e rimandi che propongono nella composizione degli accostamenti lo svolgimento, di certo non semplice da restituire, del percorso artistico di uno dei protagonisti più singolari della stagione figurativa seicentesca italiana. Già, perché il caso del Coppola di Gallipoli, medico e pittore, non riguarda solo l’arte di una porzione di territorio del Sud.
Il discorso intorno alla sua produzione artistica stavolta imponeva di abbordare il problema da un osservatorio che andasse oltre l’abusato modello storiografico del rapporto centro-periferia di cui in ogni caso Lucio Galante ha costantemente fornito negli anni una lettura vivificante, lontana da certi contributi dall’atmosfera claustrofobica, propensa a “chiudere” i problemi critici, e diciamo pure a “provincializzarli”. Coppola esigeva una interpretazione da una simultanea, duplice angolazione: dall’alto, a volo d’uccello, come un’immagine cartografica che permette di vedere Gallipoli, città di mare per antonomasia, aperta e ben immessa in una vasta area di scambi. E qui si inseriscono i tanti spostamenti del pittore, numerosi al punto da scalfire un’idea di passato quasi immobile che anche gli storici dell’arte talvolta mostrano di avere. è nota l’affermazione di Haskell quando sostiene “gli artisti viaggiano quando lo decidono gli storici dell’arte”. Ma Galante guarda i quadri anche da un angolo visuale fortemente ravvicinato che scruta a lume di candela e nella penombra delle chiese dove molti dei dipinti in questione sono collocati, ogni pennellata, ogni chiaroscuro sapientemente riportato. Da un buon libro si ricava infatti una visione delle cose che diventa senso della storia. (Letizia Gaeta)