Il volume contiene un quadro storico-territoriale, con riferimenti folcloristici e antropologici, delle condizioni della Puglia antibellica. Il filo conduttore del libro è quello di una regione la cui storia è stata condizionata dal clima piuttosto secco, una regione appunto "siticulosa", secondo la denominazione che le diede il poeta latino Orazio, e di un popolo che con sapiente e paziente lavoro millenario saputo coniugare natura e storia con sapiente e paziente lavoro millenario, costruendovi tipi di civiltà e di paesaggi molto peculiari: paesaggi di civiltà contadina che hanno acquisito valore e dignità d'arte e meritano protezione. Molti tratti delle campagne pugliesi, pertanto, si possono considerare come una sorta di musei a cielo aperto. Particolare attenzione meritano soprattutto i paesaggi caratterizzati dagli ulivi, che soprattutto nel Salento sono in gran parte costituiti da alberi secolari e anche millenari, i quali con i loro tronchi contorti, sforati dal vento e piegati, sembrano guerrieri che non vogliono arrendersi e semanticamente racchiudono la storia della civiltà drammatica della contadina pugliese