pp.128 brossura 15x21 Basta leggere le prime pagine di questa testimonianza di Michele De Sangro, duca di Casacalenda ed il pensiero va subito al "Gattopardo".Certo, l`autore non ha il respiro e la tempra del principe Fabrizio Salina né la penna di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: è, però, anch`egli un superstite del mondo dei gattopardi travolto dall`avanzata delle iene e degli sciacalli.Don Fabrizio non avrebbe difficoltà a sottoscrivere alcuni giudizi del duca. "Tutte le rivoluzioni si fanno in nome della libertà, e tutte logicamente finiscono per diminuire ed opprimere ogni libertà" scrive il De Sangro. È disposto a riconoscere che "certamente il potere assoluto aveva de` favoriti indegni" ma dà per scontata la risposta alla domanda inevitabile: "sono forse da paragonarsi all`aberrazione ed all`affarismo della democrazia presente?".Resta, comunque, convinto che "I Governi che si lasciano governare dalla piazza non hanno il sentimento del loro diritto, perché non hanno quello della giustizia".Quella del De Sangro è una delle tante voci controcorrente rispetto alla storiografia risorgimentale che vale la pena di leggere per sentire anche, sia pure con una insolita vena polemica, quel che pensavano dall`altra parte all`indomani della caduta dei Borbone.