DAI BORBONE AI SAVOIA. IL TRAPASSO CHE CAMBIO` IL VOLTO DELL`ITALIA

Pelliccio Ciro
Dello stesso autore
Editore/Produttore: CAPONE EDITORE
EAN: 9788883492112



pp.120, brossura 15x21 L’Autore apre questo saggio, molto documentato, mettendo in evidenza lo stato politico ed economico dei due Regni negli anni Sessanta dell’Ottocento per dimostrare come quello delle Due Sicilie aveva in sé delle criticità sulle quali puntarono i Savoia per metterlo in crisi e farlo crollare. Interessante, in questo quadro, la descrizione del ruolo che svolsero a Torino i tanti esuli napoletani i quali riuscirono a far maturare nel ceto politico, intellettuale e militare piemontese un giudizio molto negativo sull’intero Mezzogiorno. Se, infatti, per il Farini il Sud era “Affrica... e che i beduini son fior di virtù civile” e per Massimo D’Azeglio “la fusione con i napoletani era come mettersi a letto con un vaiuoloso”, non poteva mancare chi, come Lombroso e i suoi seguaci, volendo dare una base scientifica alla propaganda dei Savoia, spiegava il brigantaggio come fenomeno puramente delinquenziale, che, come tale, andava combattuto. Di qui, ovviamente, le fucilazioni di massa, gli stupri, il terrificante taglio della testa ai briganti e l’efferato attacco dei soldati piemontesi, su ordine del Cialdini, a Pontelandolfo e Casalduni, con la scena infernale di uomini arsi vivi nel fuoco della propria casa, colpi di baionetta a chi tentava la fuga, cariche, urla, gemiti di uomini, donne, bambini. Purtroppo si era capito ben poco della storia del Sud, anche da parte dei tanti intellettuali meridionali che, rifugiatisi nei salotti degli aristocratici palazzi sabaudi, soffiarono sul fuoco perché si conquistasse il Mezzogiorno in nome dell’unità nazionale. Fu quella, invece, come ormai sostiene gran parte della storiografia, un’aggressione premeditata e studiata a tavolino, una colonizzazione selvaggia a vantaggio della economia del nord del nostro paese.

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Disponibilità: 2 disponibile

pp.120, brossura 15x21 L’Autore apre questo saggio, molto documentato, mettendo in evidenza lo stato politico ed economico dei due Regni negli anni Sessanta dell’Ottocento per dimostrare come quello delle Due Sicilie aveva in sé delle criticità sulle quali puntarono i Savoia per metterlo in crisi e farlo crollare. Interessante, in questo quadro, la descrizione del ruolo che svolsero a Torino i tanti esuli napoletani i quali riuscirono a far maturare nel ceto politico, intellettuale e militare piemontese un giudizio molto negativo sull’intero Mezzogiorno. Se, infatti, per il Farini il Sud era “Affrica... e che i beduini son fior di virtù civile” e per Massimo D’Azeglio “la fusione con i napoletani era come mettersi a letto con un vaiuoloso”, non poteva mancare chi, come Lombroso e i suoi seguaci, volendo dare una base scientifica alla propaganda dei Savoia, spiegava il brigantaggio come fenomeno puramente delinquenziale, che, come tale, andava combattuto. Di qui, ovviamente, le fucilazioni di massa, gli stupri, il terrificante taglio della testa ai briganti e l’efferato attacco dei soldati piemontesi, su ordine del Cialdini, a Pontelandolfo e Casalduni, con la scena infernale di uomini arsi vivi nel fuoco della propria casa, colpi di baionetta a chi tentava la fuga, cariche, urla, gemiti di uomini, donne, bambini. Purtroppo si era capito ben poco della storia del Sud, anche da parte dei tanti intellettuali meridionali che, rifugiatisi nei salotti degli aristocratici palazzi sabaudi, soffiarono sul fuoco perché si conquistasse il Mezzogiorno in nome dell’unità nazionale. Fu quella, invece, come ormai sostiene gran parte della storiografia, un’aggressione premeditata e studiata a tavolino, una colonizzazione selvaggia a vantaggio della economia del nord del nostro paese.
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DatiDescrizione
EAN9788883492112
AutorePelliccio Ciro
EditoreCAPONE EDITORE
Data pubblicazione12/05/2016
CategoriaStoria
Pagine120
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