pp.400 15x21 - edizione con copertina rilegata. (il libro potrebbe presentare tracce di umidità)
Luigi Corvaglia attese alla composizione del romanzo negli anni 19291931, che sono gli anni in cui la cultura italiana, secondo la parabola storiografica tracciata dal Debenedetti, dava mano al progetto di una nuova prosa superando, anche mercé l`azione condotta da «Solatia», il frammentismo vociano e il calligrafismo rondista. Non si dimentichi che proprio il 1929 è l`anno dal quale si fa di solito iniziare la nuova stagione del romanzo italiano con Gli indifferenti di Moravia, al quale succedono l`anno seguente, e su un diverso piano di impostazione e di resa, Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro e Fontamara di Ignazio Silone. Il 1932, data che da una lettera del Corvaglia al Gabrieli possima indicare come conclusiva della prima stesura del romanzo, è l`anno dei Fratelli Rupe di Leonida Repaci; e con un accostamento forse non arbitrario perché autorizzato dalla riscoperta della regionalità insieme come rifiuto ed alibi della cultura di regime, si potrebbe far corrispondere alla riemèrgente coscienza di una tipologia antropologica calabrese esemplificata nella «gente» di Alvaro e nelle vicende della famiglia Rupe, questo sondaggio di Corvaglia nel corpo della civiltà salentina, donde scaturirà la prima dolorosa consapevolezza della condizione di ultima frontiera non solo geografica ma anche spirituale. Ne aveva chiara sensazione lo stesso Corvaglia, il quale nella ricordata lettera al Gabrieli, dopo aver definito la sua opera «romanzo salentino», ne fissava il perimetro in una linea di «crucci, sensi remoti di verità mediterranee aleggianti tra queste rocce» e ipotizzava un titolo altrettanto emblematico, quello cioè, di Ulivetani . «per il senso dell`ulivo collistesano che ha vigilato e vigila entro questo senso diffuso di eternità e di effimero che circola nel sangue». Il titolo, come è noto, venne lasciato cadere per quello definitivo e classicheggiante di Finibusterre, ma una traccia non lieve rimase nella figurazione della copertina affidata all`arte di un altro tenace indagatore dell`archetipo salentino, Vincenzo Ciardo, che in quegli anni approfondiva le ricerche dei suo paesaggio di terra riarsa e di sassi luminosi, di ulivi tormentati e di silenzi tragici. (dall`introduzione)