Castelli di Puglia di mare e di terra

Capone Lorenzo
Dello stesso autore
Editore/Produttore: CAPONE EDITORE
EAN: 9788883492082



pp.128, 17 x 24 brossura, a colori

Arrivati in Puglia nel XII secolo dal lontano nord-ovest della Francia come mercenari o soldati di ventura, in cerca comunque di fortuna in una Italia meridionale occupata dai bizantini, dai longobardi e dai saraceni, i Normanni edificarono i loro fortilizi immediatamente fuori dai borghi e dalle città che via via conquistavano e sottomettevano con la forza delle armi. Erano strutture molto semplici, all’inizio, generalmente costruite su collinette, le cosiddette “motte”, idonee alla difesa, ma anche al controllo del territorio. A pianta quasi sempre circolare, con pochi ingressi e alti steccati, con torri angolari o inserite lungo la cortina: si trattava di residenze largamente autosufficienti.
Se prima dei Normanni erano stati i bizantini a creare strutture difensive nella Puglia del nord e del nord-ovest per difendere i loro confini dai longobardi del Ducato di Benevento, fu Federico II, dopo di loro, che costruì, molto spesso ex novo, a volte su preesistenze anche molto antiche, complessi fortilizi nel suo vasto regno: mura imponenti intorno alle città, torri, castrum e palatium, complessi fortificati imponenti espressione immediata del potere.
Con l’arrivo degli Angioini e degli Aragonesi, e successivamente degli Spagnoli, sorsero molte torri e numerosi altri castelli, alcuni sul vecchio impianto normanno e svevo, che fu ampliato, abbellito, arricchito di nuove strutture; altri, invece, edificati ex novo a pianta diversa a seconda del periodo tenendo sempre presenti le nuove tecniche di guerra che diventavano più raffinate e che, con l’utilizzo della polvere da sparo e l’introduzione delle armi da fuoco alla fine del Quattrocento, sconvolsero l’assetto e la struttura dei manieri e delle opere fortificate in genere. Una sorta di rivoluzione nell’arte della guerra che vide alcuni architetti, tra i tanti i salentini Evangelista Menga e Giangiacomo dell’Acaya, protagonisti di questo radicale rinnovamento: per difendersi occorrevano strutture molto più compatte rispetto alle precedenti, più robuste e solide, molto resistenti ai colpi dei cannoni. Un’arma molto devastante, che cambierà rapidamente il modo di fare la guerra e quello di adattare al nuovo o di costruire le strutture difensive.


Condividi
€ 16,00
increase decrease
Disponibilità: 3 disponibile

pp.128, 17 x 24 brossura, a colori

Arrivati in Puglia nel XII secolo dal lontano nord-ovest della Francia come mercenari o soldati di ventura, in cerca comunque di fortuna in una Italia meridionale occupata dai bizantini, dai longobardi e dai saraceni, i Normanni edificarono i loro fortilizi immediatamente fuori dai borghi e dalle città che via via conquistavano e sottomettevano con la forza delle armi. Erano strutture molto semplici, all’inizio, generalmente costruite su collinette, le cosiddette “motte”, idonee alla difesa, ma anche al controllo del territorio. A pianta quasi sempre circolare, con pochi ingressi e alti steccati, con torri angolari o inserite lungo la cortina: si trattava di residenze largamente autosufficienti.
Se prima dei Normanni erano stati i bizantini a creare strutture difensive nella Puglia del nord e del nord-ovest per difendere i loro confini dai longobardi del Ducato di Benevento, fu Federico II, dopo di loro, che costruì, molto spesso ex novo, a volte su preesistenze anche molto antiche, complessi fortilizi nel suo vasto regno: mura imponenti intorno alle città, torri, castrum e palatium, complessi fortificati imponenti espressione immediata del potere.
Con l’arrivo degli Angioini e degli Aragonesi, e successivamente degli Spagnoli, sorsero molte torri e numerosi altri castelli, alcuni sul vecchio impianto normanno e svevo, che fu ampliato, abbellito, arricchito di nuove strutture; altri, invece, edificati ex novo a pianta diversa a seconda del periodo tenendo sempre presenti le nuove tecniche di guerra che diventavano più raffinate e che, con l’utilizzo della polvere da sparo e l’introduzione delle armi da fuoco alla fine del Quattrocento, sconvolsero l’assetto e la struttura dei manieri e delle opere fortificate in genere. Una sorta di rivoluzione nell’arte della guerra che vide alcuni architetti, tra i tanti i salentini Evangelista Menga e Giangiacomo dell’Acaya, protagonisti di questo radicale rinnovamento: per difendersi occorrevano strutture molto più compatte rispetto alle precedenti, più robuste e solide, molto resistenti ai colpi dei cannoni. Un’arma molto devastante, che cambierà rapidamente il modo di fare la guerra e quello di adattare al nuovo o di costruire le strutture difensive.

Dettagli
DatiDescrizione
EAN9788883492082
AutoreCapone Lorenzo
EditoreCAPONE EDITORE
Data pubblicazione2017/04
CategoriaArchitettura & Urbanistica, Illustrati & Fotografici
Pagine128
Solo gli utenti registrati possono scrivere recensioni