Cd Audio contenente 11 brani audio
Una collaborazione tra un gruppo salentino e una musicista di origini danesi-alsaziane
Incidono un cd con la violinista Constance Frei
Fuga dalla “pizzica” e ritorno alle radici melodiche grecaniche: è tornato in studio il gruppo “Avleddha” per il suo nuovo cd che già nel titolo rivela l’intento di andare oltre gli angusti confini del folklore.
Ed infatti “Senza frontiere” è targato questo secondo lavoro che sta per entrare nella fase finle di missaggio e masterizzazione dopo le accorte registrazioni effettuate da Nanni Surace, geniale ingegnere del suono, nelle sale di Purerocck a Brindisi.
L’anticipazione di questo evento discografico è ben meritata, e per diverse ragioni. Anzitutto poiché l’ensemble di Rocco e Gianni De Santis ha eseguito il più possibile in presa direta i brani che compongono la raccolta, prendendo le di stanze dalle manipolazioni esasperate e dai collage di campionature digitali; in secondo luogo per l’accorta scelta dei testi lirici in griko scritti - tra gli altri - dal padre dei due leader; l’indimenticabile poeta-contadino Cesare De Santis, su una serie di composizioni musicali accattivanti come mai prima d’ora ce n’erano state nel pur suggestivo repertorio dei musicisti di Sternatia. Ma l’aspetto più importante di quest’album è costituito dalla coolaborazione con la bravissima violinista di origini danesi-alsaziane Costance Frei che ha saputo infondere alle musiche quel tocco magico un po’ mitteleuropeo che già l’estate scorsa si era udito uscire nei concerti di “Avleddha” dall’archetto di Maurizio Dehò.
La Frei, ricercatrice e docente di musicologia all’ Università di Ginevra, è stata allieva di Corrado e Liliane Romano: vale a dire che esce da una scuola di grandi violinisti; il suo retroterra classico prevalentemente barocco, che esegue in un ‘intensa attività concertistica, l’ha predisposta e convinta a misurarsi con quel vasto “girdino armonico” che è il Salento delle clausule kircheriane, ma stando attenta a non farsi risucchiare dal vortice omologante della pizzica e dei suoi succedanei.
In tal senso il suo incontro con “Avleddha”, e soprattutto con la chitarra di Dario Marti, ha trasformato il sogno ambizioso di un suono libero da schemi, da stili e da etichette, in un’eccellente proposta per il pubblico internazionale dell’athno-music.
L’icona di questo incredibile incontro artistico, al quale partecipano Roberto Lezzi (ch. Basso) e Tonino Friolo (batteria), è rappresentato dalla sublime “Ce meni statti” (”E resta cenere”), su cui la voce di Rocco De Santis, il violino della Frei e la chitarra di Marti, tessono l’ordito di una musica veramente nuova e senza confini.