AA.VV.
pp.190 formato 24x30 illustrato colori e b/n
L'Università di Lecce, prendendo in carico il complesso monumentale del monastero dei Ss. Niccolò e Cataldo, as¬sumeva l'impegno di restituire un'opera d'arte alla fruibilità del pubblico con i lavori di restauro, e di riportare la stessa alla antica dignità e prestigio destinandola a sede di studi.
A distanza di esatti cinquecento anni dall'ingresso della congregazione benedettina di Monte Oliveto (24 maggio 1494), il monastero, fatto erigere con l'annessa chiesa da Tancredi alla fine del XII secolo, accoglieva il Dipartimento di Studi Storici dal Medioevo all'Età contemporanea e. il Di¬partimento di Conservazione Beni Culturali. Ciò avveniva, dunque, il 24 maggio 1994.
Si inaugurava allora una nuova fase dell'esistenza della suggestiva fabbrica tancrediana, riscattata così dalla dimenti¬canza e dalla disattenzione in cui era caduta, oltre che dal degrado e dalla fatiscenza delle strutture architettoniche.
L'intervento dell'Università si riveste, conseguentemente, di particolare significato politico per il ruolo assunto di ga¬rante e depositaria della più significativa memoria storica del Medioevo leccese, anche se il susseguirsi di restauri dai primi anni della sua esistenza al secolo XVIII nulla lascia in¬travedere del complesso monastico coevo a quello della chiesa, inalterata invece nelle sue strutture normanne.
La restituzione così avvenuta di una eredità, più che di una semplice memoria storica, ha contribuito a ristabilire un rapporto con la città attraverso uno dei massimi assi viari, quello che dal centro urbico disegnato dalla cattedrale e dal palatium comitis, dal Grafenhof, conduce al monastero dei Ss. Niccolò e Cataldo, ripercorrendo un itinerario rimasto immutato, nella sua direttrice, da Tancredi ad oggi.
La collaborazione con l'Amministrazione Provinciale è il segno più forte della riacquistata consapevolezza della co¬munità leccese nei confronti di quest'opera d'arte, divenuta, conseguentemente, sede e suggestivo scenario di manifesta¬zioni culturali di alto livello.
Dopo le alterne vicende cui è andata incontro nel corso dei secoli, la fondazione di Tancredi, figlio illustre di Lecce, asceso al trono nel 1190, ha ripreso il suo ruolo di polo di crescita urbana nonostante la sua ubicazione, oggi come al¬lora, extra moenia.
Se poi gli eventi avessero dovuto disattendere la even¬tuale volontà del fondatore di fame la dimora delle sue spoglie mortali, la destinazione datale oggi è il più alto tri¬buto che si poteva tributare alla testimonianza di affetto, di profondo legame con la sua terra d'origine.
E di questo l'Università di Lecce non può non compiacersi.